di MATTEO FORCINITI

Il commercio è diventato la vera grande ossessione delle istituzioni italiane in Uruguay. La promozione del made in Italy ha ormai preso il sopravvento su tutto anche a costo di far sparire le pressanti esigenze di una comunità inquieta che da tempo chiede a gran voce servizi consolari efficienti anche se non viene ascoltata.

Qual è oggi il ruolo dell'Italia in Uruguay oltre al marketing? Per capire come stanno davvero le cose abbiamo parlato con alcuni rappresentanti della collettività che stanno vivendo questo periodo con amarezza e preoccupazione.

"Da troppo tempo i diritti costituzionali degli italiani in Uruguay si rispettano poco e niente" dice subito Rolando Rossi, consigliere del Comites che apre questa serie di interviste.

"Io non voglio litigare con l'ambasciatore ma la situazione oggi è molto grave, non la si può nascondere. Certamente, la promozione dei prodotti italiani è uno dei compiti che devono portare avanti le rappresentanze diplomatiche all'estero ma qui è diventata praticamente l'unica cosa che si sta facendo. Eppure, ci sarebbero anche altri compiti più importanti che riguardano i diritti e che purtroppo vengono ignorati". A modo di esempio, Rossi cita l'emergenza dei servizi consolari e in particolare il servizio per la cittadinanza bloccato: "Almeno dal mese di novembre in Uruguay è impossibile ottenere un turno per la cittadinanza. Ognuno di noi può avere un'opinione al riguardo su questa legge che secondo qualcuno è troppo generosa ma, al di là di questo, resta sempre una legge che non sta venendo applicata. Ci sono famiglie intere che stanno aspettando una data libera e che reclamano il loro diritto, a loro cosa possiamo rispondere noi?".

Consigliere del Comites per la lista Rinnovo, responsabile del patronato Inca a Las Piedras, il ragionamento di Rossi parte da lontano per capire la forte attenzione che sta ricevendo la cucina italiana in Uruguay: "Tradizionalmente, a portare avanti questo lavoro di promozione erano gli immigrati che a titolo gratuito sono stati i migliori ambasciatori dei prodotti italiani cosa che, nel nostro caso, ha consentito di arrivare a una fortissima mescolanza con la cucina locale. Oggi l'esigenza dell'Italia è quella di vendere qualsiasi cosa ma se ci si preoccupa della cucina allora ci si dovrebbe preoccupare veramente di tutto ciò che in Uruguay è relazionato all'Italia: cultura, lingua, industria, anziani, collettività. Ci sono tantissimi ambiti dove si dovrebbe intervenire. E invece noi vediamo che da parte dell'Ambasciata c'è una forte attenzione solo per il commercio e la cucina. Ma si vuole davvero promuovere il commercio o c'è dell'altro nascosto? 

L'altra faccia della medaglia di questo attivismo, sostiene Rossi, sono i servizi consolari deficitari: "A me preoccupa enormemente la poca attenzione che ricevono gli italiani. La nuova sede consolare non ha cambiato nulla, i problemi sono addirittura peggiorati. Eppure, anziché preoccuparsi dei diritti costituzionali degli italiani, qui si pensa solo al commercio e ai prodotti italiani. Purtroppo la realtà è questa e la gente inizia ad essere stanca". "La grande tragedia" -conclude- "è che il Comites, l'organismo che dovrebbe tutelare la collettività in casi come questo è totalmente assente".