L'asticella del Pil si avvia ad essere rivista al rialzo per quest'anno. Il Documento di economia e finanza che il governo varerà martedì in consiglio dei ministri certificherà un +0,9% tendenziale (a legislazione vigente), che potrebbe arrivare almeno a toccare il +1% nel quadro programmatico, che tiene conto delle misure che l'esecutivo intende adottare.
Ma c'è una variabile cui si guarda con attenzione, ed è la spinta sul Pil del Pnrr, che tra ritardi, cambi di governance e la terza rata ancora in stand by a Bruxelles, potrebbe risultare più contenuta delle attese. A far ben sperare per il Pil 2023 c'è il trend positivo dell'economia atteso nella prima metà dell'anno. La Banca d'Italia conferma la "lieve ripresa" del prodotto interno lordo italiano nel primo trimestre, dopo la stagnazione della fine del 2022.
"Secondo i nostri modelli, in Italia l'attività economica sarebbe leggermente aumentata nel primo trimestre del 2023, sostenuta dal settore manifatturiero, il quale beneficia della discesa dei corsi energetici e dell'allentamento delle strozzature lungo le catene di approvvigionamento", evidenzia il Bollettino economico di Via Nazionale, che fa notare come tuttavia l'inflazione pesi ancora sui consumi, con la spesa delle famiglie che resta "debole". Un quadro analogo a quello fornito ieri dall'Ufficio parlamentare di bilancio, che ha evidenziato "segnali di ripresa moderata nel primo trimestre", con il Pil che avrebbe ripreso a espandersi, a ritmi moderati, con rischi bilanciati nel breve termine. Ma nel medio termine continuano a prevalere "rischi al ribasso sulla crescita", avverte l'Upb, che indica tra gli elementi a rischio, oltre alla guerra, in primo luogo proprio "i tempi di attuazione del Pnrr".
Nel Def improntato alla "prudenza" su cui è al lavoro il ministro Giancarlo Giorgetti, sarà indicato un Pil tendenziale 2023 al +0,9%: tre decimali in più rispetto allo 0,6% programmatico di novembre e sei rispetto al tendenziale. Considerato che con la sola eredità del 2022 la crescita del 2023 è già allo 0,4%, e che qualche decimale potrebbe aggiungersi nei prossimi trimestri, la spinta di 0,6 punti attesa dal Pnrr appare già ridimensionata. Meno rosee invece appaiono le previsioni per gli anni successivi: per il 2024 e 2025 le previsioni del Def dovrebbero essere più basse di quelle fissate dalla Nadef a novembre (+1,8% tendenziale nel 2024 e +1,5% per il 2025). Le nuove stime fisseranno inoltre l'asticella del deficit tendenziale al 4,35%. Un livello (rispetto al 4,5% programmatico della Nadef) che potrebbe consentire nuovi spazi al governo per le prossime misure. In cima alla lista c'è l'avvio della riforma fiscale, con il taglio delle aliquote Irpef; ma ci sono anche da rinnovare gli aiuti alle famiglie e imprese anche oltre la seconda metà dell'anno.