di Matteo Forciniti
Il grande giorno di festa si consuma il 27 luglio del 2022 con il tanto atteso taglio del nastro. La nuova sede della cancelleria consolare di Montevideo è finalmente realtà per la gioia del Maie (Movimento Associativo degli Italiani all’Estero) che oggi esulta e canta vittoria attribuendosi i meriti del tutto grazie all’utilizzo di fondi pubblici.
Ma all’inaugurazione il grande artefice dell’opera Ricardo Merlo non c’è. Al suo posto l’ex sottosegretario rimasto senza poltrona manda il fido Mario Borghese, il senatore venuto da Roma a raccogliere gli elogi e le telecamere in compagnia del solito Aldo Lamorte.
“Il personale arriverà” promette nella cerimonia il direttore generale per gli Italiani all’Estero della Farnesina Luigi Maria Vignali, catapultatosi immediatamente da Roma per tranquillizzare gli animi ma senza aggiungere nient’altro, senza dire come, dove e quando. Il cuore del problema continua ad essere questo: senza un intervento urgente del Ministero degli Esteri -come si chiede da tempo- con un aumento del personale e il potenziamento della sede, quest’opera sarà completamente inutile.
La nuova struttura a prima vista è molto bella nel disegno e nella progettazione ma, realisticamente, resta molto lontana dal risolvere definitivamente i problemi per la quale era stata originariamente pensata.
Cosa cambia in pratica? Molto poco da quello che si può facilmente vedere. I 650 metri quadrati continuamente sbandierati dal Maie in campagna elettorale sono una colossale illusione. L’unica novità rilevante è lo spazio destinato al pubblico nella sala d’attesa che diventa adesso molto più grande e accogliente rispetto alla vecchia e imbarazzante sede, peccato però che la stragrande maggioranza dei ricevimenti siano solo su appuntamento. Il resto degli spazi per il lavoro quotidiano degli impiegati è rimasto praticamente uguale a prima. La cosa più rilevante che spicca è invece il grande ufficio per il capo cancellerie che occupa una buona parte del primo piano.
Dunque, quale utilità ha avuto un’opera che è costata all’incirca due milioni di dollari? Forte è il sospetto che sia servita solo per far arricchire le tasche di qualcuno tra politici e costruttori con le mani in pasta ovunque da Montevideo a Roma.
Bastano pochi mesi, infatti, per capire che i problemi continuano a essere esattamente uguali a prima: la nuova sede non ha potuto fare il miracolo nonostante quello che ci racconta la propaganda sempre pronta ad intervenire ogni qual volta che questo giornale raccoglie le denunce della gente stanca delle promesse.
I servizi consolari in Uruguay continuano a restare in una situazione molto critica come dimostrano, tra l’altro, le crescenti proteste di un gruppo di cittadini auto-organizzato. L’ultima, in ordine di tempo, è quella del mese scorso al Mumi (il Museo de las Migraciones) dove l’Ambasciata si occupava di un festival gastronomico e di una biciclettata ignorando le richieste.
Oltre ai ritardi, il più grande problema resta quello per gli appuntamenti per il servizio di cittadinanza che è praticamente sospeso dal mese di dicembre. Sul sistema on line le date libere non si trovano mai: a tantissimi uruguaiani viene di fatto negato un diritto, quello della cittadinanza per via sanguigna riconosciuto da una legge. Nel frattempo gli intermediari, che si fanno pagare centinaia di dollari per ottenere una data, continuano i loro affari alla luce del sole.
E allora che cosa è cambiato in Uruguay dopo questo grande investimento deciso dallo Stato italiano dopo anni di abbandono? A chi è servita veramente questa cattedrale nel deserto?
Lo stabilirá la Corte dei Conti..... e la magistratura penale dopo le nostre denunce....
Settima parte - Fine
Prima parte: Gli annunci e le promesse
Seconda parte: Progetto preliminare e trasparenza solo per pochi intimi
Terza parte: L’ufficio affittato per la propaganda del Maie
Quarta parte: Il mistero dello studio di architettura
Quinta parte: La pandemia non ferma il consolato, proteste trasversali
Sesta parte: La seconda gara d’appalto e l’inizio dei lavori