Gente d'Italia

Il traffico dei migranti nel Mediterraneo: che fare?

Migranti (Depositphotos)

Caro Direttore,

 

Noi  italiani emigrati all'estero assistiamo  con  sgomento alla tragedia dei migranti nel Mediterraneo e   ne seguiamo con sentimenti di umana partecipazione le traversie spesso drammatiche. Ci rallegriamo perciò per l'aiuto umanitario e per il soccorso marittimo  che il nostro governo viene conducendo  in maniera esemplare, ma assistiamo tuttavia con una punta di amarezza agli appelli, che le autorità rivolgono alle istituzioni di Bruxelles, appelli che suonano ormai come esercizi retorici. Sulle migrazioni, non si intravedono infatti  soluzioni  di portata comunitaria,  anche se ultimamente cominciano a  registrarsi  segnali  incoraggianti,  mentre  utili suggerimenti  vengono prospettati, qua e là, dagli  esperti e dagli studiosi di problemi migratori.   .

 

Sul contrasto  delle migrazioni irregolari, una idea interessante, per esempio,  è stata avanzata di recente da Ruud Koopman, che è docente di flussi migratori presso  l'università di Berlino, in un saggio , da titolo:'' Die Asyl-Lotterie'' (La lotteria dei richiedenti asilo), che ha destato  una discreta  attenzione nel pubblico di  lingua tedesca.  In sintesi, l'autore sostiene che  la politica europea dovrebbe puntare, con maggiore determinazione di quanto non sia avvenuto finora, a sostituire i flussi di migranti irregolari con quelli regolari, contrastando così, in primo luogo, i trafficanti di esseri umani.

 

In vista di siffatto obiettivo, il cattedratico berlinese prospetta la necessità  di un compromesso, a livello anzitutto nazionale,  tra le opposte famiglie politiche, che dovrebbero dare prova di duttilità e di maggiore apertura reciproca.  Ma come agire concretamente?  Secondo l'autore, utili indicazioni  operative sembra fornirle l'Australia, che ha varato nel 2001 la cosiddetta ''Pacific Solution'', una iniziativa, questa, piuttosto controversa,  ma che ha avuto il merito di fermare i carichi di esseri umani in partenza per l'Australia da alcuni Paesi dell'area del Pacifico. Nella sostanza, il governo di Canberra si è premurato di avvertire gli scafisti  che i migranti  in arrivo sarebbero stati ospitati in Paesi terzi, e ciò per tutto il tempo necessario a stabilirne l'eventuale diritto di ingresso nel Paese. Con questo semplice annuncio  gli arrivi sono di fatto crollati.

 

Anche l'Unione europea, secondo Koopmans, potrebbe provare a seguire un percorso analogo.  Si tratterebbe, più o meno,  di ammonire i trafficanti attivi in Nord Africa e nell'area del Medio Oriente, che non sarà possibile per le loro imbarcazioni entrare in uno Stato dell'Unione europea, senza aver prima transitato da un Paese extra-Ue - dalla Tunisia, per esempio, o dal Senegal, o, anche, dall'Albania- Paesi con i quali bisognerà eventualmente trovare le opportune intese.

Sulla Tunisia,  in particolare, che è al centro oggi di una grave crisi finanziaria, converrebbe trasferire, d'intesa con Bruxelles, una parte dei Fondi del PNRR.

 

Data per altro la natura strutturale dei flussi migratori, si impone la necessità, ormai indifferibile,  di una strategia europea per l'Africa, di cui finora si è soltanto parlato, e le cui linee di azione  l'esecutivo  potrebbe utilmente prospettare  ai partner europei. Non si tratta di lanciare  nuovi appelli, ma di presentare in sede Ue un progetto per l'Africa ponderato e ben disegnato. Intanto, urge però  concordare coi nostri partner le quote di migranti che è possibile accogliere.

 

Con molti cordiali saluti,

Gerardo Petta

Presidente Comites di Zurigo

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