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di Mimmo Carratelli
La festa era stata apparecchiata in tutta la città e in uno stadio festoso per lo scudetto sulle maglie del Napoli senza altre attese, lo "scudetto matematico" a sei giornate dalla fine del campionato.
L'Inter battendo la Lazio (3-1), nella partita di mezzogiorno, aveva offerto agli azzurri l'occasione per essere campioni d'Italia in netto anticipo. Ma la Salernitana non l'ha permesso.
Nel pomeriggio al "Maradona" ha fermato la corsa del Napoli (1-1) nel match-scudetto con una prestazione ardente, tutta in difesa e poi avanti per pareggiare il gol di Olivera che sembrava avesse dato il via alla festa. Lo scudetto è assolutamente azzurro.
La "certezza matematica" è rinviata alle prossime gare, giovedì a Udine, domenica a Napoli con la Fiorentina.
Una Salernitana caparbia, magnificamente organizzata da Paulo Sousa, prima con una gara tutta difensiva (5-4-1), poi riversandosi all'attacco con un 4-3-3 e l'inserimento di tre punte (Piatek, Bohinen e Botheim), ha negato la festa al Napoli.
Il pareggio premia senz'altro la gara preparata dalla Salernitana che raccoglie un punto prezioso per la lotta-salvezza e conferma il trend positivo della formazione granata imbattuta da nove partite (due vittorie, sette pareggi).
La Salernitana aveva promesso che non avrebbe regalato nulla alla passerella tricolore degli azzurri, indispettita dal posticipo della partita, da sabato, com'era in calendario, a domenica per motivi di ordine pubblico. Ha centrato l'obiettivo.
Paulo Sousa ha iniziato costruendo un massiccio sistema difensivo ritoccando il consueto 3-4-2-1. Ha stretto i terzini Daniliuc e Pirola a contatto con lo stopper Gyomber, affollando il cuore dell'area di rigore, e ha ostruito le corsie esterne con i raddoppi di Candreva e Bradaric su Lozano e di Mazzocchi e Kastanos su Kvaratskhelia, lasciando che il Napoli facesse girare palla sulla trequarti (morbida l'opposizione di Vilhena su Lobotka) senza mai trovare gli attaccanti in grado di colpire.
Per un'ora, questa è stata la partita della Salernitana, con Osimhen e anche un ottimo Lozano che cercavano di far saltare il castello granata, mentre Kvaratskhelia si intestardiva in dribbling impossibili.
Durante il predominio territoriale azzurro (80 per cento di possesso-palla nel primo tempo), l'esplosivo portiere messicano Ochoa, un acquisto determinante per la corsa-salvezza granata, annullava le due uniche occasioni pericolose del Napoli (23' su Osimhen, 42' su Anguissa).
La Salernitana, tutta chiusa dietro la linea della palla, si affacciava appena due volte nella metà campo azzurra.
Nella ripresa, il problema per il Napoli era inventarsi una giocata per far crollare la tenace resistenza della Salernitana. Non mutava l'atteggiamento tattico della formazione granata e il gioco del Napoli era lo stesso dei primi 45 minuti, un assedio inutile nella metà campo avversaria.
Spalletti inseriva Raspadori per Lozano ed Elmas per Zielinski (60') per rinnovare le trame d'attacco: Elmas ala destra e Raspadori seconda punta.
La manovra azzurra non risultava più efficace perché il difensivismo della Salernitana chiudeva ogni sbocco e sventava ogni soluzione nuova.
L'attacco più forte del campionato si infrangeva contro una squadra con 50 gol al passivo, attestata su due linee difensive strettissime.
Quando dal corner di Raspadori, Olivera (il meno indicato per sfondare di testa) bucava finalmente la porta di Ochoa (62') sembrava che l'impresa, resa ardua da una Salernitana a doppio catenaccio, fosse finalmente compiuta.
Alla notizia del gol del difensore uruguaiano scoppiettavano in città numerosi mortaretti mentre lo stadio di liberava in un tumulto di gioia.
Una volta in svantaggio, Paulo Sousa, che aveva già inserito Botheim per Candreva a inizio ripresa per consentirsi qualche azione di alleggerimento, trasformava la Salernitana con l'ingresso di altri due attaccanti (68' Piatek per Vilhena, Bohinen per Bradaric), più un centrocampista fresco (Sambia per Mazzocchi).
La partita passava in mano agli ospiti col Napoli intento a difendere il minimo vantaggio anche perchè le forze impegnate nel lungo assedio cominciavano a scemare (82' dentro Juan Jesus per Olivera).
Il Napoli poteva raddoppiare con Kvaratskhelia (81' lanciato in gol da Raspadori), ma il georgiano falliva il bersaglio. Tre minuti dopo, un diagonale da destra del senegalese Dia, finalmente attaccante assistito da altri attaccanti, sventagliava in gol il pallone del pareggio mandando a monte la festa azzurra.
Finale confuso con gli ingressi di Simeone per Lobotka e Ndombele per Anguissa (89') e un disperato 4-2-4 del Napoli.
Era capitata ancora a Kvartskhelia la palla del secondo gol, ma Ochoa alla terza significativa parata del pomeriggio, gliela aveva sventata (87').
Festa rinviata, Napoli campione d'Italia sarà sancito la prossima volta.