di Roberto Zanni
Anche se nella nuova edizione del "World Press Freedom Index" la classifica che ogni anno misura la libertà del giornalismo nel mondo l'Italia è risalita alla 41ª posizione, non saremo mai la Norvegia (primo posto) e questo lo si deve anche a personaggi come l'ambasciatore pro tempore a Montevideo Giovanni Iannuzzi e al capo della maggioranza del Comites Aldo Lamorte. Se di quest'ultimo non ci si deve meravigliare (cosa ci si può aspettare da chi non paga i debiti, vota con i certificati elettorali altrui, eccetera eccetera?), diverso è il discorso che riguarda Iannuzzi. L'ambasciatore (anche pro tempore) infatti rappresenta il Capo di Stato del proprio Paese presso un'altra nazione e ha tra i compiti primari la "protezione degli interessi dei suoi cittadini in territorio straniero". Nella nostra legislazione inoltre è previsto che i funzionari diplomatici giurino fedeltà alla Repubblica Italiana: cosa che ha fatto anche Iannuzzi, disattendendo però quella solenne promessa almeno (per quanto ne sappiamo) in un'occasione: dichiarando il falso nel redigere il parere su "Gente d'Italia". In combutta con Lamorte, l'ambasciatore ha infatti mentito spudoratamente al momento di scrivere il suo parere (e curiosamente il Comites ne ha fatto un copia e incolla), falsità sulla (non) circolazione nella comunità italouruguaiana nonostante il nostro giornale fosse distribuito con El Pais, il primo quotidiano dell'Uruguay, falsità su come era scritto e addirittura permettendosi giudizi negativi sulla linea editoriale del giornale che non era consona ai suoi (loro) voleri. E allora non stupiamoci se l'Italia nella classifica della libertà giornalistica nel mondo si trova al 41º posto, perchè poi queste false valutazioni arrivate da Montevideo sono state prese a Roma, senza nemmeno essere verificate, dal Dipartimento per l'Editoria che d'ufficio ha negato a "Gente d'Italia" i contributi che invece spettavano all'azienda editoriale per legge. Ecco perchè oggi 3 maggio, Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, diritto previsto nelle "Carte" più importanti di Nazioni Unite, Unione Europea e di tutti gli Stati democratici, a cominciare dalla Costituzione italiana, vogliamo ancora una volta denunciare all'opinione pubblica (in tribunale l'abbiamo già fatto) il sopruso di cui "Gente d'Italia" è stata vittima per le calunnie ordite dalla coppia Iannuzzi-Lamorte con la complicità finale del Dipartimento per l'Editoria, quindi Stato e Governo italiano (e magari qualcun altro...). "Gente d'Italia" infatti in questo preciso istante sta subendo le conseguenze della "non libertà di stampa" che oggi esiste in Italia alimentata dal capo pro tempore della rappresentanza diplomatica di Roma a Montevideo: Iannuzzi (e chi l'ha fomentato e avallato) inoltre si è assunto una ulteriore enorme responsabilità, a tutti i livelli, giudiziale e non, tradendo il proprio Paese perchè non solo non ha protetto i cittadini italiani come richiesto dal suo mandato, ma li ha accusati ingiustamente facendo in modo che perdessero il proprio lavoro, ordendo una losca trama per portare alla chiusura di "Gente d'Italia". Ma proprio oggi 3 maggio, nonostante enormi difficoltà, questo giornale, coloro che hanno dato tantissimo (in primis il nostro direttore-editore Mimmo Porpiglia) affinchè le verità scomode per l'ambasciatore (e non solo) fossero rese pubbliche, vogliono gridare a tutti che lo scopo del clan Iannuzzi-Lamorte non è stato raggiunto: noi siamo ancora qui. E ci resteremo……..