L'Fbi non avrebbe mai dovuto avviare il 'Russiagate', l'inchiesta sui presunti collegamenti tra la campagna di Donald Trump e la Russia nelle elezioni del 2016: è la conclusione del rapporto del procuratore speciale John Durham, nominato dall'allora ministro della giustizia dell'amministrazione Trump per far luce sulle origini dell'inchiesta stessa, dopo che il tycoon l'aveva definita una 'caccia alle streghe'.
Nonostante le forti critiche al Bureau, Durham non raccomanda alcuna nuova accusa o "grandi modifiche" su come l'Fbi gestisce le indagini a sfondo politico.
Il rapporto di oltre 300 pagine di Durham afferma anche che l'Fbi ha utilizzato "formazioni di intelligence grezze, non analizzate e non corroborate" per avviare la cosiddeetta indagine "Crossfire Hurricane" su Trump e la Russia, ma ha utilizzato uno standard diverso per soppesare le preoccupazioni sulle presunta interferenze elettorali riguardanti la campagna di Hillary Clinton .
"Sulla base della revisione di Crossfire Hurricane e delle relative attività di intelligence, concludiamo che il Dipartimento di giustizia e l'Fbi non sono riusciti a confermare la loro importante missione di stretta fedeltà alla legge in relazione a determinati eventi e attività descritti in questo rapporto", ha scritto Durham.
Nel documento si rileva anche che "almeno da parte di alcuni membri del personale intimamente coinvolti nella vicenda" c'era "una predisposizione ad aprire un'inchiesta su Trump".
Le conclusioni di Durham sono in contrasto con una precedente indagine dell'ispettore generale del Dipartimento di Giustizia, che ha identificato alcuni problemi nell'inchiesta ma ha stabilito nel dicembre 2019 che c'erano giustificazioni sufficienti per aprirla.
Il rapporto di Durham e' destinato a riaccendere il dibattito su Russia, Trump, Fbi ed elezioni presidenziali del 2016 mentre Trump sta ritentando la scalata alla Casa Bianca.