di SALVATORE STRECOLA
Rai, Lucia Annunziata ha motivato le sue dimissioni con una frase, “non condivido nulla dell’operato dell’attuale governo”, che denuncia la pretesa della giornalista, di dare alla sua attività, in una televisione che svolge un servizio pubblico, una connotazione ideologizzata.
Segue l’analisi del caso Rai-sinistra esposta da SalvatoreSfrecola sul suo blog, Un sogno italiano.
Al punto di dimettersi perché non condivide l’operato del Governo “né sui contenuti, né sui metodi”. In particolare – ha precisato – “non condivido le modalità dell’intervento sulla Rai. Riconoscere questa distanza è da parte mia un atto di serietà nei confronti dell’azienda che vi apprestare a governare. Non ci sono le condizioni per una collaborazione dunque”.
Lucia Annunziata lascia la conduzione di Mezz’ora in più, che occupa la striscia pomeridiana della domenica su Rai3. La notizia arriva nel giorno in cui il CdA si è spaccato sulle nuove nomine delle testate.
L’Ad Rai, Roberto Sergio, secondo quanto riferisce l’Ansa, avrebbe affermato di essere “sinceramente dispiaciuto” delle dimissioni, ribadendo che il suo primo atto in CdA “è stato il via libera a poche produzioni, per la prossima stagione autunnale, tra le quali In mezz’ora”. L’augurio di Sergio è, dunque, che l’Annunziata “possa completare il ciclo di trasmissioni e che ci possano essere ulteriori occasioni di incontro”. Che l’Annunziata mostra di non prevedere. Infatti, a chi le ha chiesto un ripensamento avrebbe risposto “Neanche per idea”.
Dispiaciuto si è detto il Ministro della difesa Guido Crosetto, mentre per il Segretario del Partito Democratico, Elly Schelin: “Senza dubbio è una grandissima perdita per la tv pubblica dopo quella di Fazio. Sono professionisti di qualità ma il loro addio segna l’impoverimento della tv pubblica a favore della concorrenza”, ha detto parlando a Piazzapulita su La7.
Intendiamoci bene, ognuno è libero di pensarla come crede del Governo, dei partiti, dei singoli esponenti politici, siano al governo o all’opposizione. Anzi, la democrazia liberale si arricchisce della varietà delle opinioni, come della diversità delle ideologie che praticano le persone le quali hanno il diritto di manifestarle liberamente con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione del pensiero.
Lo dice l’art. 21 della Costituzione, per affermare un diritto per il quale uomini e donne hanno rischiato e perso la vita nel corso dei secoli. Tuttavia, ci sono degli stati personali che attengono all’esercizio di pubbliche funzioni i quali impongono una dose più o meno elevata di indipendenza.
Chiunque esercita funzioni pubbliche, magistrati, funzionari, agenti delle Forze dell’Ordine hanno il dovere di essere indipendenti e di apparire tali agli occhi dei cittadini.
Ugualmente i giornalisti del servizio pubblico, finanziato dai cittadini con il pagamento di un canone obbligatorio, hanno il dovere di non apparire “di parte”. Qui ovviamente va tenuto conto della varietà degli indirizzi culturali dei quali la RAI giustamente si avvale per contribuire al dibattito delle idee, soprattutto all’interno delle trasmissioni di approfondimento.
In questi contesti i giornalisti stimolano gli invitati ad esprimere giudizi ed a fare previsioni di future iniziative politiche. Quando, poi, fossero messi a confronto, in diretta, personalità del Governo o del Parlamento appartenenti a partiti diversi, il conduttore è stimolato a mettere in risalto le divergenze di opinioni o ideologiche che il pubblico certamente apprezza.
E se il giornalista, nel formulare le domande, appare critico nei confronti di questo o di quel personaggio, sicché si possa dire che è di “orientamento” diverso, ci sta bene senz’altro. È il limite, spesso difficile da definire, tra chi manifesta idee e chi appare smaccatamente “di parte”.
Così è sembrata a molti Lucia Annunziata, anche per il piglio col quale “interroga” i suoi ospiti. E quando concentra le domande su temi che l’intervistato non gradisce o che ritiene marginali rispetto alla sua azione politica.
A volte mi è parso che l’Annunziata esagerasse nelle critiche ad alcuni esponenti di partiti evidentemente lontani dalle sue idee e nella impostazione delle interviste, ad evitare quel che, invece, l’intervistato riteneva utile far conoscere ai telespettatori.
Spesso la gestione delle sue trasmissioni mi ha indispettito. Mi è parsa troppo smaccatamente di parte, comiziante. Eppure, mi avrebbe fatto piacere che fosse rimasta in RAI, tanto non porta niente ai partiti della sinistra né toglie niente a quelli di governo.