MILANO - “Gli italiani nel mondo. E la Chiesa con loro” è l’ultimo libro scritto da Massimo Pavanello per la Tau Editrice. Raccoglie una trentina di interviste realizzate per la rubrica omonima, ideata e condotta dallo stesso Pavanello, proposta settimanalmente da Radio Mater con la consulenza della Fondazione Migrantes. Il testo si avvale della prefazione di Chiara Porro, Ambasciatrice d’Australia presso la Santa Sede, nata in Lombardia e cresciuta nell’altro emisfero e della postfazione di don Antonio Serra, da anni residente a Londra e coordinatore nazionale delle Missioni Cattoliche Italiane in Inghilterra e Galles.
L’interesse giornalistico sotteso dà conto della vita di alcune missioni cattoliche italiane che lavorano soprattutto in Europa. Preti, catechisti, diplomatici, giornalisti, imprenditori, genitori, giovani, pensionati, professionisti si sono prestati al microfono del conduttore raccontando l’esperienza di italiani all’estero e di ciò che li lega a una Chiesa che parla la propria lingua.
Nei colloqui sono stati affrontati anche argomenti mutuati dalla cronaca più infiammata: la guerra in Ucraina; il Sinodo della Chiesa tedesca; la Brexit; l’8xmille destinato ai progetti esteri; gli italiani detenuti in territorio straniero; gli atti vandalici nei confronti di chiese europee; i rapporti sulla pedofilia; i progetti Erasmus. Con un occhio sempre attento alla presenza di carità che gli italiani testimoniano in questi contesti.
Pavanello, dottore in teologia, sacerdote, affianca il ministero parrocchiale all’impegno giornalistico. È responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa e del Servizio per il turismo e i pellegrinaggi per l’Arcidiocesi di Milano. Ha frequentato corsi di cooperazione internazionale e sviluppo sostenibile presso l’Ispi di Milano. Ha pubblicato diversi lavori frutto di viaggi missionari.
“L’intuizione che ha portato a questo libro – spiega Pavanello – parte da un dato: ci sono più italiani nel mondo che stranieri in Italia. Da quando l’emigrazione è un fenomeno, i connazionali all’estero hanno avuto al loro fianco una Chiesa dall’idioma familiare. L’uscita dal Bel Paese non si è fermata neppure in tempo di pandemia, quando i margini di spostamento erano risicati. Per tutti, anche i molti realizzati, è il bisogno e non il romanticismo a spingere verso nuovi lidi”. E aggiunge: “conoscere l’andamento vettoriale della emigrazione italiana, che include il dato spirituale, facilita anche la rilettura dell’immigrazione verso le coste domestiche”.
Il pensiero finale è quasi una dedica: “pur programmato nel palinsesto originario, non è stato raggiunto un gruppo di connazionali, quello della vivace Comunità italiana di Mosca che si raduna presso la chiesa di San Luigi dei Francesi. Basti qui una prudente citazione. L’attuale contesto internazionale ha suggerito di custodire questi fedeli, in attesa di dare loro voce”.