Una plenaria di insediamento convocata a più di un anno dalle elezioni: parte da qui Michele Schiavone, confermato alla guida del Consiglio generale degli italiani all’estero, nella relazione presentata ai colleghi e al sottosegretario agli esteri Giorgio Silli. Una relazione che ha riassunto le priorità che il Consiglio generale ha sintetizzato nel documento finale della Conferenza Stato regioni Cgie del dicembre 2021 su cui, ora che è stato finalmente insediato, ha tutte le intenzioni di lavorare.
Il Cgie insediatosi lunedì nella sua quinta consiliatura “si è rinnovato per due terzi, registrando fra i Consiglieri alcuni esponenti della nuova mobilità, studenti universitari, ricercatori”, ha detto Schiavone sottolineando l’aumento della “presenza femminile” rispetto alla scorsa tornata, anche se “ancora troppo limitata rispetto al raggiungimento della parità e delle pari opportunità cui aspiriamo”.
Il CGIE “ha vissuto un limbo durato oltre un anno e mezzo – ha aggiunto il Segretario generale – a causa della definizione di uno strano tipo di ordinaria amministrazione imposto da una comunicazione, che riportava il succo di un parere dell’Avvocatura dello Stato, in base al quale il CGIE, di fatto, non ha potuto riunirsi, nemmeno da remoto, dopo l’elezione dei Consiglieri rappresentanti le comunità italiane all’estero, e ha dovuto attendere dall’11 aprile del 2022 al 23 marzo del 2023 la firma del decreto di nomina dei Consiglieri di Nomina Governativa da parte della Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, e oltre un mese prima dell’apertura dell’attuale sessione di insediamento. Nel frattempo, però, il Comitato di Presidenza uscente è stato chiamato più volte a esprimere il parere obbligatorio sui quesiti posti dalla DGIT del MAECI, senza poter riferire all’Assemblea Plenaria che non si sapeva più come fosse formalmente composta”.
L’ultima “importante riunione” del Consiglio uscente è stata la IV Plenaria della Conferenza permanente Stato – Regioni – Province Autonome – CGIE, svolta nel dicembre 2021, “un importante organismo”, convocato a ben “12 anni di distanza dall’ultima plenaria, mentre dovrebbe tenersi ogni tre anni”.
“I risultati di quest’ultima riunione attendono da oltre un anno e mezzo di essere trasformati in realtà”, ha aggiunto. “Non abbiamo bisogno di ripetere che le condizioni delle nostre comunità e le caratteristiche della nuova massiccia emigrazione dall’Italia sono cambiate profondamente e il definire quest’ultima “nuova mobilità” significa soltanto edulcorare un fenomeno che riguarda non soltanto i plurilaureati, ma anche tutte le altre fasce della vita sociale, ed è stato evocato da più discorsi del Presidente Mattarella, ivi compreso quello in occasione della recente Festa della Repubblica del 2 giugno scorso”.
Il segretario generale ha quindi richiamato i punti del documento finale della IV plenaria: “le profonde modifiche alla piramide della rappresentanza degli italiani all’estero, con l’introduzione dell’inaccettabile opzione inversa per le elezioni dei Comitati degli italiani all’estero; la devastante riduzione del numero dei Consiglieri eletti al CGIE, legato soltanto al computo delle registrazioni AIRE, negando l’importanza e il peso sociale e politico delle collettività di italodiscendenti, che costituiscono un’importante risorsa per l’Italia in un mondo sempre più globalizzato e in violenta competizione”. Stigmatizzata l’assenza di Africa, Asia e America Centrale nel nuovo CGIE, Schiavone ha richiamato anche la riduzione dei parlamentari eletti all’estero che erano “già insufficienti per una popolazione di almeno 6 milioni e mezzo di iscritti all’AIRE”.
In questi anni, “abbiamo acquisito il concetto della circolarità della nuova mobilità, ripreso anch’esso dal Presidente Mattarella, affiancato dalla necessità di proteggere i diritti di tutti coloro che emigrano, favorirne l’integrazione nei Paesi di arrivo, contando sulle apposite politiche regionali e sulla sussidiarietà dell’operato dei patronati e delle associazioni”. Nel documento si riconosce “l’indispensabile funzione dell’informazione per gli italiani all’estero, sia quella tradizionale dei quotidiani e dei periodici cartacei e digitalizzati prodotti all’estero, ribadendo che deve essere ristabilita la Commissione per la stampa degli italiani all’estero, presso il Dipartimento editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, anche per evitare che i pareri obbligatori ma non vincolanti dei Com.It.Es possano avere come conseguenza la chiusura di testate davvero diffuse e utili alla comunità. Di pari passo bisogna rivedere e attualizzare la programmazione radiotelevisiva, in particolare della RAI, anche per garantire sempre la par condicio”.
Quanto alle linee programmatiche per i prossimi tre anni, la Conferenza ha individuato alcuni “obiettivi specifici, ai quali impegna il Governo, il Parlamento, le Regioni e Province Autonome e il CGIE, elaborati dai Tavoli preparatori della Conferenza medesima e contenuti nei tre documenti sui temi: Nuova emigrazione; Internazionalizzazione; Diritti civili e politici”.
Quattro gli “obiettivi prioritari” indicati dalla Conferenza: “continuità della Conferenza permanente”, da convocare dunque a tempo debito; “Partecipazione del CGIE alla Conferenza Stato – Regioni” in modo “strutturato”; “Revisione e integrazione delle forme di rappresentanza degli italiani all’estero” e “Potenziamento del Sistema Paese in Italia e all’estero”.
Nello specifico, ha aggiunto Schiavone, il Cgie “può e deve” programmare azioni su diversi fronti. Primo tra tutti il Pnrr, la cui pianificazione “vede solo marginalmente coinvolte le comunità italiane all’estero. Per esempio, - ha argomentato Schiavone – il PNRR prevede l’assunzione in organico al MAECI di 400 funzionari, che vanno a colmare in parte l’attuale grave insufficienza di personale attivo nella rete diplomatico-consolare. Ma anche questo miglioramento non basta ad assicurare il rapido svolgimento dei servizi necessari, ivi compresa la pronta erogazione della CIE e dei passaporti in tutto il mondo”.
E ancora: “non conosciamo ancora né il ruolo né le modalità di partecipazione delle comunità all’estero nel progetto del Turismo delle Radici, per il quale il MAECI e il Ministero della Cultura hanno stanziato 20 milioni di Euro”.
Quanto alla lingua e cultura, “le ultime circolari relative alla promozione e diffusione dell’insegnamento dell’italiano all’estero, dall’asilo alla Scuola media superiore, hanno portato alla chiusura di molti enti gestori dei corsi ovunque e alla diminuzione del numero degli studenti che non può più essere attribuita soltanto alla pandemia di COVID”. Per il Consiglio “bisogna correre ai ripari, rispettando la tempistica e le legislazioni locali e potenziando le tecniche di intervento nel rispetto dei diversi sistemi scolastici, specifiche delle grandi aree continentali negli emisferi boreale e australe”.
Ribadita la necessità di eliminare l’Imu per le case degli emigrati, Schiavone ha ricordato anche l’importanza di approvare “le necessarie modifiche alle Convenzioni bilaterali esistenti fra l’Italia e i Paesi di destinazione, per garantire in toto il riconoscimento di tutti i periodi di lavoro all’estero”.
Infine, “nella persistenza del fenomeno del frontalierato”, il Consiglio generale “ritiene che si debba riordinare la legislazione e definire i principi generali attraverso cui si realizza la tutela dei frontalieri, come già avvenuto e ratificato dal Parlamento italiano per l’accordo italo-svizzero”.
Concludendo, Schiavone ha spiegato che nella relazione “abbiamo volutamente elencato soltanto alcuni punti specifici e nodali da risolvere con la collaborazione delle massime istituzioni competenti”, così da “lasciare alle proposte dell’assemblea e delle Commissioni di lavoro, che si sono costituite oggi, il compito di presentare altre priorità da affrontare, con il coordinamento del Comitato di presidenza come stabilito dalla legge”.