di FRANCO MANZITTI

Mancava un piccolo tassello alla ricostruzione del delitto che sconvolse l’Italia all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso: il rapimento e la morte della tredicenne Milena Sutter, figlia di un importante industriale di origine svizzera. A Genova il cosidetto “biondino della spider rossa”, Lorenzo Bozano, un nullafacente di 27 anni, appartenente decaduto a una famiglia borghese molto nota, rapì la ragazzina alla uscita della Scuola Svizzera nel centro di Genova, in un pomeriggio di primavera inoltrata, il 7 maggio 1971.

Cinquantadue anni dopo, a due anni di distanza dalla morte del colpevole Bozano, condannato all’ergastolo in secondo grado dopo una clamorosa assoluzione, con pena quasi interamente scontata  e annegato in un giorno di semilibertà, mentre nuotava nel mare dell’isola d’Elba, è uscito un libro che ha ricostruito in modo inedito, rigoroso e completo la storia che fece piangere l’Italia e scosse Genova come raramente accade: “Milena Sutter: verità e misteri sul delitto del biondino della spider rossa”- edizione Minerva”.

Lo ha scritto Graziano Cetara, giornalista de “Il Secolo XIX”, che è riuscito a raccontare la storia, capovolgendo un po’ il racconto perché ha messo al centro proprio lei, Milena, detta Mimì, quella bella ragazzina dal destino terribile che per tutti questi anni era rimasta solo la vittima del terribile omicidio, mentre si era scavato sopratutto sulla personalità dell’assassino, prima clamorosamente assolto per insufficienza di prove nel processo di primo grado davanti alla Corte d’Assise con quel verdetto choccante, poi condannato all’ergastolo in Appello, quando già era fuggito all’estero e infine in Cassazione, dopo la sua cattura, l’estradizione in Italia e la carcerazione a Porto Azzurro.

Il caso Sutter era così diventato sopratutto giudiziario, mentre Bozano, dopo anni di latitanza in Francia, insieme alla moglie Eleonora Guerrini, che aveva sposato facendosi conquistare dalle foto porno che lei gli spediva in carcere, veniva catturato in Francia e con un provvedimento molto celere di estradizione, favorito dall’astuzia di un avvocato genovese, Gustavo Gamalero, uno dei difensori della famiglia Sutter, insieme ai principi del foroUgo Failla e Luca Ciurlo, finalmente incarcerato.

Per tanti anni, e almeno sette volte, con una impudenza quasi violenta, il “biondino” aveva cercato di riaprire il processo, sventolando prove false che avrebbero ricostruito in modo diverso il delitto che aveva distrutto la vita di Milena e della sua famiglia. Bozano aveva pure conquistato un regime di semilibertà ma, scoperto mentre molestava una ragazza in un supermercato, era tornato a scontare la sua pena.

Il libro di Cetara, presentato a Palazzo Ducale di Genova, lo stesso dove si erano celebrati i processi al “biondino”, in un pomeriggio molto emozionante per la presenza di Aldo Sutter, il fratello minore di Milena, diventato un grande manager e che mai aveva parlato e di tre compagne di classe di Milena, tra le quali la figlia dell’avvocato Gustavo Gamalero, ha aperto altre pagine della vicenda.

C’è stato innanzitutto l’abbraccio tra quelle compagne di classe, oramai donne più che mature, e il fratello di Milena. E’ seguita una spiegazione sul mancato contatto in tanti anni tra la famiglia e quelle amiche, dovuto al timore delle compagne di riaprire con la solo loro presenza la ferita della tragica morte. C’è stato l’intervento di Sutter con una sorpresa finale, quella che potrebbe chiudere il cerchio e svelare finalmente quale era stato il rapporto, prima del tragico agguato, tra la tredicenne Milena e Bozano che la aspettava con la sua  spider rossa all’esterno della scuola svizzera.

Aldo Sutter ha raccontato che Isabelle Delsaux, l’amica del cuore,  sparita con tutta la sua famiglia da Genova dopo la tragedia e molto reticente nelle sue testimonianze, sia quelle giudiziarie sia quelle giornalistiche, gli ha promesso di raccontare bene come Milena aveva conosciuto il suo assassino e quale tipo di frequentazione c’era stata tra lei e quell’inquietante personaggio di buona famiglia e pessimo andamento di vita.

La condizione posta dalla vecchia amica era che Bozano fosse morto, come è accaduto due anni fa.

Il libro di Cetara, presentato con lui dal direttore de “Il Secolo XIX”, Luca Ubaldeschi, è una ricostruzione molto precisa dei giorni tragici del rapimento di Milena, ma anche dei “precedenti” del carnefice e della vittima, le storie intrecciate di una ragazzina che si avvicinava alla vita con la sua prorompente esplosione adolescenziale, con le amicizie, le passioni sportive, le prime “cotte”, le prime libertà concesse da una famiglia solida e sicura e quella di uno sbandato che voleva fare facilmente i soldi senza lavorare, che viveva in uno scalcinato pied a terre, viaggiava su quell’auto pretenziosa e rattoppata, girava per la città spiluccando qualche soldo dalle tasche del padre e tampinava le commesse dei supermercati.

La novità della ricostruzione è che essa poggia su tutte le carte processuali che Cetara è riuscito meticolosamente a esaminare, ricostruendo attraverso decine di testimonianze non solo le personalità dei protagonisti, ma tutte le sequenze della vicenda sopratutto nei quattordici giorni frenetici tra il rapimento e il ritrovamento del corpo di Milena nel mare di Priaruggia, nel pomeriggio di una domenica calda e afosa di maggio.

Il libro è arricchito da due veri scoop, il diario di Milena, un documento prezioso e delicato e le interviste sia a Aldo Sutter e sopratutto alla madre Flora Sutter, oggi 94 anni, che non aveva mai parlato in questo oltre mezzo secolo dalla tragedia. E che ora ricorda la sua bambina e quel tragico giorno della scomparsa. Il primo permesso a tornare in autobus dalla scuola ma almeno in compagnia di Isabel, la sua personalità “radiosa”, il suo amore per lo sport, per lo sci, come suo padre così brava nelle studio dellelingue tanto da sperare di fare l’interprete.

Milena è stata uccisa “senza accorgersene e senza soffrire”: così ha raccontato Aldo Sutter alla fine della presentazione, sciogliendo il nodo più doloroso sulla fine della ragazza che Genova continua a non dimenticare. Il libro è dettagliato e documentato sulla perizia medico legale del professori, Aldo Franchini e Giorgio Chiozza, compiuta sul povero corpo di Milena.

Morte per asfissia, provocata probabilmente dalla pressione forte sul suo volto, sulla bocca, sulle narici, da quell’energumeno che era Bozano, un omone.

Lui aveva già chiesto 50 milioni di riscatto alla famiglia in una unica telefonata e fatto trovare la “prova” di avere in suo pugno la vittima, la cartella di scuola abbandonata sul Lungomare genovese. Cetara ricorda anche come quella cartella fu poi trovata per caso. La polizia non l’aveva neppure cercata tanto era impegnata a trovare Milena. Che Lorenzo Bozano aveva già ucciso e poi sprofondato in mare, fedele al suo programma assassino, preparato in precedenza, “ affondare, seppellire, murare,” come era scritto nel biglietto che poi valse lo scoop di un giornalista de “Il Secolo XIX”, Giulio Vignolo, il primo a scoprire uno dei dettagli diventato uno dei 44 indizi che seppellirono alla fine Bozano al suo destino.