L’Aventino al contrario, un inedito assoluto in Parlamento, con la maggioranza che lascia la commissione e fa passare un primo voto sul Mes delle opposizioni.
E un secondo inedito, un Consiglio dei ministri rinviato, a sorpresa, per “sopraggiunti motivi personali” non meglio specificati della presidente del Consiglio.
Non è stata la giornata migliore per Giorgia Meloni, alle prese anche con la grana del caso Santanché, con la ministra del Turismo pronta alle querele e il partito che le fa quadrato attorno. Ma, segnalano i rumors, la premier avrebbe chiesto di nuovo alla ministra uleriori rassicurazioni sulla sua posizione: difesa sì, ma fino a quando sarà difendibile.
L’inchiesta di Report sui guai imprenditoriali di Santanchè
E dagli alleati, tutta questa solidarietà non sè vista, tutt’altro (silenzio rotto da qualche sussurro preoccupato nei corridoi, “hai visto la puntata di Report?”).
La premier, dice qualche ministro che ha avuto modo di parlarle, sarebbe parecchio irritata dal polverone che si è alzato sul meccanismo europeo, ma anche da distinguo, tensioni e scivoloni che si ripetono in Parlamento tra i partiti della maggioranza. Tanto da farla sbottare, riferisce più di qualcuno, “avanti così e torniamo a contarci al voto”
La pura cronaca vede comunque la maggioranza trovare, a fatica e dopo numerosi contatti tra i capigruppo, una posizione unitaria sul Mes. Nessuno si presenta in commissione Esteri dove Pd, Iv-Azione e +Europa si votano da soli (con l’astensione di M5s e Avs), l’adozione del testo base che chiede la ratifica della riforma del Meccanismo europeo.
La Lega, raccontano, sarebbe stata la più riottosa da convincere e tra le file di Fdi si rincorrono i sospetti sui rischi di sorpese se davvero il 30 giugno, come da calendario, si andrà in Aula.