di BRUNO TUCCI
Sinistra con fiato sospeso. Insomma, questo patto scellerato fra Pd e 5Stelle si farà o no? Sarebbe necessaria la palla di vetro per rispondere con precisione ad un interrogativo del genere.
Fra gli stessi esponenti dei due partiti le divisioni sono profonde: o si è per il si a tutto tondo, o per il no, mettendo in risalto i pericoli che questo accordo comporterebbe.
E’ lo stesso presidente dell’Emilia Romagna a iniziare la danza. E’ con la Schlein come aveva promesso alla vigilia delle primarie o lancia segnali che mettono in dubbio le scelte di Elly? Ora che la segretaria ha preso possesso della poltrona più ambita di via del Nazareno, cominciano i primi scricchiolii che non sono di poco conto. Il governatore fa nascere una nuova corrente nominando addirittura tre coordinatori. Fra i due, in breve, non c’è quella concordia promessa in passato.
Un conto è promettere, un altro è mantenere. Così fra i due partiti le occasioni per “sbranarsi” non mancano. Ad esempio: Marta Bonafini, che fa parte della segreteria dei dem, dice senza usare mezzi ternini: “Io sono tutta dalla parte di Elly, perché è giusto andare questa estate nelle piazze insieme con i grillini per far vedere alla gente che noi siamo vicini con i fatti ai tanti problemi che assillano la nostra le tante famiglie italiane in difficoltà”.
Di tutt’altro avviso c’è una buona parte dello stesso partito ad opporsi all’unione e non si dice affatto convinta che questa sia la strada giusta da seguire. Tanto è vero che le polemiche e le divisioni si sono concretizzate durante la direzione del Pd perché non sono stati pochi quegli esponenti di rango dei dem a storcere la bocca quando la Schlein ha voluto andare da Giuseppe Conte nel giorno della manifestazione tenutasi a Roma.
Perché, ci si potrebbe chiedere, tanto astio per un brevissimo colloquio con relativo abbraccio fra i due? La paura è che si teme di diventare la ruota di scorta dei 5Stelle lasciando a loro l’iniziativa politica della sinistra.
“Questo non è possibile”, reclamano gli avversari che diversamente non si potrebbero definire. Ed aggiungono: “In realtà, dovremmo essere noi alla testa delle opposizioni, magari non seguendo alla lettera le decisioni dell Schlein che potrebbero portarci a sbattere e a dividere anche quelli che vorrebbero tornare a votare per noi”. In parole semplici, un calcio alla sinistra-sinistra per tornare ad essere quei riformisti che gli italiani vogliono”.
Nicola Zingaretti, l’ex governatore del Lazio, che durante il suo mandato aveva stretto un patto di ferro con i grillini, la pensa in maniera opposta: “Dobbiamo aiutare quelli che sono i valori condivisi tra noi e i seguaci di Conte, altrimenti possiamo dimenticarci di tornare al governo”. La tesi del campo largo che lo stesso Enrico Letta perseguiva senza mai essere arrivato a tanto.
Nel novero delle divisioni entra di prepotenza anche Paolo Ciani, che la stessa Elly ha voluto premiare licenziando Piero De Luca, figlio del governatore della Campania con cui la segretaria ha stretto un patto singolare pur di tornare la terza volta alla guida della Campania.
Ebbene, il figliol prodigo ha preso subito le distanze dalla sua “ammiratrice” che la dice lunga su quel che sta succedendo all’interno delle opposizioni. Nell’ultima direzione del partito, la Schlein è stata chiarissima per quanto riguarda la guerra in Ucraina:”Noi continueremo ad essere dalla parte di Zalenzy a cui continueremo a dare il nostro appoggio anche con l’invio delle armi”.
Poche ore più tardi, Ciani ha riletto parola per parola l’intervento della segretaria e ha sparato questa bordata: “Sinistra, se segui le armi, perdi”. In definitiva, i punti di contatto tra dem e 5Stelle sono pochissimi: l’utero in affitto, il salario minimo, il problema dei migranti. Troppo poco per inpensierire la maggioranza che, seppur divisa in alcuni punti, marcia compatta quando si tratta di prendere una importante decisione. E’ in fondo lo stesso concetto di un politologo di razza, Gianfranco Pasquino, che sostiene: “Bisogna marciare divisi per colpire uniti”. Giusto, ma con quale criterio andare allo scontro se non c’è che una minima possibiltà di intesa fra Giuseppe Conte ed Elly Schelin?