ROMA - Tutelare gli interessi degli italiani in Venezuela: con questo obiettivo il Governo italiano sta seguendo le vicende dell’Ospedale italiano in Venezuela. Lo assicura il sottosegretario agli esteri Giorgio Silli nella risposta all’interrogazione di Federica Onori, deputata 5 Stelle eletta in Europa, che nell’aprile scorso chiedeva aggiornamenti sull’operazione da cui la nostra rappresentanza diplomatico-consolare aveva già preso le distanze.
Nella sua risposta, Silli ripercorre le fasi del progetto: “la creazione della fondazione senza scopo di lucro “Ospedale Italiano in Venezuela” – vi si legge – è stata promossa dalle istituzioni italiane in Venezuela durante la fase più critica dell'emergenza umanitaria per collaborare con gli uffici consolari nell'erogazione dell'assistenza sanitaria agli italiani indigenti. Il 1° febbraio 2020 è stato firmato lo statuto costitutivo dell'ospedale, in una riunione dei rappresentanti della comunità italiana. In attesa della convocazione della prima riunione dell'assemblea dei soci, le funzioni di “garante” sono state esercitate da un “Comitato Promotore”, di cui hanno fatto parte il capo missione in Venezuela, il Console generale a Caracas (anche nella sua funzione di presidente onorario), il presidente dell'Intercomites, il presidente del centro italiano-venezuelano di Caracas, il consigliere del GGIE, il presidente e il segretario generale della Camera di commercio italo-venezuelana, il medico di fiducia dell'Ambasciata e il presidente dell'associazione anti-cancerogena del Venezuela”.
“Dopo le dimissioni del primo consiglio direttivo nel settembre 2021, - annota Silli – il comitato promotore all'unanimità ha nominato il 26 ottobre 2021 una nuova giunta, la quale – senza alcun coordinamento con le istituzioni italiane e il comitato promotore – ha approvato riforme strutturali che hanno snaturato le finalità della fondazione. Le istituzioni italiane hanno tentato in più occasioni, con interventi anche formali e con passi con le autorità locali, di ottenere la revoca di tali riforme e le dimissioni del consiglio direttivo. Nonostante le rassicurazioni, anche scritte, in tal senso, il consigliere direttivo non ha mai rassegnato le dimissioni e, al contrario, nel novembre scorso ha nominato un nuovo organo esecutivo, con il Signor Ugo Di Martino (padre del precedente presidente della giunta direttiva) quale presidente”.
“Informate le autorità locali e sentiti i legali di fiducia dell'Ambasciata, - continua il sottosegretario – il 16 marzo 2023 il comitato promotore ha adottato all'unanimità il comunicato stampa con cui le istituzioni italiane, in autotutela, rendono noto che la “Fondazione per l'Ospedale Italiano del Venezuela” non può più essere considerata un'associazione della comunità italiana residente che goda del sostegno dell'Ambasciata e della rete consolare dipendente, né delle istituzioni rappresentative della nostra collettività. Nonostante il comunicato stampa, ripreso da tutti gli organi d'informazione locali e anche dall'ANSA, il consiglio direttivo della fondazione non si è dimesso”.
“Dopo aver informato le autorità locali, il 18 aprile scorso, a conclusione di una riunione in Ambasciata, alla presenza del Console generale a Caracas e dei legali dell'Ambasciata, è stato deciso di intraprendere un'azione civile per la richiesta di intervención della fondazione. Si tratta – spiega il sottosegretario – di un procedimento giudiziario che permetterebbe alle istituzioni della nostra comunità di riappropriarsi dell'associazione. Secondo il parere dei legali di fiducia dell'Ambasciata, dopo la causa amministrativa, si potranno svolgere anche tutte le azioni in sede penale per la tutela degli interessi della nostra collettività in Venezuela”.
Infine, “i fondi che erano stati versati su un conto intestato alla fondazione sono stati bloccati dalla stessa banca, i cui proprietari sono i principali benefattori. La decisione – conclude Silli – è stata presa autonomamente, dopo che era stato riscontrato un uso della carta di credito intestata all'ospedale per finalità differenti da quelle di un'associazione senza fine di lucro”.