Marcello De Angelis, il responsabile istituzionale della comunicazione della Regione Lazio non si dimette. In riferimento alle sue parole sulla strage di Bologna, l’esponente di Fratelli d’Italia scrive un lungo post di scuse su Facebook: “Negli ultimi giorni ho espresso delle riflessioni personali sul mio profilo social, che sono invece diventate oggetto di una polemica che ha coinvolto tutti. Intendo scusarmi con quelli, e sono tanti, a partire dalle persone a me più vicine, a cui ho provocato disagi, trascinandoli in una situazione che ha assunto dimensioni per me inimmaginabili”.
Nel lungo post De Angelis non annuncia dimissioni e dichiara il suo “rispetto” per la magistratura, “composta da uomini e donne coraggiosi che si sono immolati per difendere lo Stato e i suoi cittadini”. L’esponente di Fratelli d’Italia ritiene “che tutti abbiano diritto ad una verità più completa possibile su molte vicende ancora non del tutto svelate”.
“Ho appreso che l’attuale Governo, completando un percorso avviato dai governi precedenti, ha desecretato gli atti riguardanti il tragico periodo nel quale si colloca la strage del 2 agosto 1980. Mi auguro che l’attento esame dei documenti oggi a disposizione permetta di confermare, completare e arricchire le sentenze già emesse o anche fare luce su aspetti che, a detta di tutti, restano ancora oscuri”. Poi torna sulle scuse.
“Ribadisco – conclude – le mie profonde scuse nei confronti di chi io possa aver anche solo turbato esprimendo le mie opinioni. Anche se rimane un mio diritto, prima di scrivere e parlare bisogna riflettere sulle conseguenze che il proprio agire può avere sugli altri. Viviamo per fortuna in una società civile in cui il rispetto degli altri deve essere tenuto in conto almeno quanto la rivendicazione dei propri diritti”.
Rocca: “Meloni mi ha chiesto di chiarire, non è felice”
“Vedrò Marcello De Angelis nel pomeriggio e sentirò cosa mi dirà – ha detto il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca -. La mia posizione, anche sulle sentenze, l’ho espressa ieri con chiarezza. De Angelis ha commesso un errore importante parlando in termini di certezza anche se a titolo personale. Io farò le mie valutazioni ma lui non ha alcun ruolo politico nell’amministrazione regionale. Io mi sento spessissimo con la Meloni, abbiamo avuto modo di sentirci: mi ha chiesto di chiarire e certamente non era felice per quanto accaduto”.
“Quando parlo di rispetto delle sentenze mi riferisco anche a quanto sigillato dalla Cassazione. Noi abbiamo una stagione delle stragi che è stata segnata da interessi torbidi, negare questo significa negare la storia”, ha detto Rocca. “Anche per Bologna ci sono ancora figure come Federico Umberto D’Amato e Umberto Ortolani su cui occorre fare chiarezza rispetto al loro ruolo, mi auguro che ci sia una desecretazione totale per quanto riguarda la stagione delle stragi che mirava a sovvertire l’ordine democratico”.
La Russa: “Le mie parole in Aula sono state esaustive”
E di quanto accaduto ha parlato anche La Russa. “Dopo la mia commemorazione in Aula per le vittime dell’ attentato terroristico del 2 agosto non ho in alcun modo rilasciato, né personalmente né per interposta persona, alcuna altra dichiarazione o commento in proposito. Credo, d’altronde, fossero esaustive le mie parole sia sul dovere (“doverosamente”) del presidente di tutti i senatori di non tacere su una risultanza oggettiva (“la verità giudiziaria”), sia sul sollecitare ulteriori desecretazioni per fugare ombre e dubbi che tuttora persistono. A queste mie dichiarazioni, rese il 2 agosto, senza null’altro aggiungere, mi richiamo integralmente”.
De Angelis su Mambro e Fioravanti: perché il capo della comunicazione istituzionale parla a titolo personale?
“So per certo che con la strage di Bologna non c’entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini. Non è un’opinione: io lo so con assoluta certezza”. Marcello De Angelis non arretra di un millimetro e del resto, a dispetto della bufera mediatica e politica scatenata dalle sue parole, non può farlo visto che sul tema si gioca reputazione e poltrona giungendo a invocare addirittura il rogo sentendosi novello Giordano Bruno (lo ha scritto sul post) martire della libertà d’espressione.
“Mambro e Fioravanti non c’entrano con la strage di Bologna” - Protagonista non pentito dell’eversione di destra al tramonto degli anni di piombo, ex terrorista nero, cognato dell’ex Nar Luigi Ciavardini e oggi, incidentalmente, responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio guidata da Francesco Rocca, De Angelis ha scelto di tornare sulla questione a pochi giorni dalla commemorazione della strage.
Quando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel 43esimo anniversario dell’attentato del 2 agosto 1980 che conta 85 vittime e 200 feriti, ha sottolineato nel messaggio alla città che “la matrice neofascista della strage è stata accertata nei processi e sono venute alla luce coperture e ignobili depistaggi”.
De Angelis: “Lo so per certo” - Per Rocca, sollecitato da ogni parte a scaricare l’iimbarazzante De Angelis, le sue sono considerazioni personali, “valuterò”, spiega magari sperando che passata ‘a nuttata, la cosa si sgonfi da sé. Il ministro Piantedosi ribadisce la matrice neofascista sancita da una sentenza incontrovertibile.
Il post di De Angelis allude a ipotesi diverse alternative: ma che Mambro e Fioravanti non c’entrino, lo sostengono anche persone schierate agli antipodi ideologici di un ex Nar, va detto per onestà intellettuale.
Tuttavia, se un capo della comunicazione istituzionale decide di parlare invece a titolo personale c’è qualcosa che non ha compreso del suo ruolo.
L’imbarazzo di Rocca: “Post a titolo personale”
Rocca prosegue affermando che De Angelis “si è espresso sulla sua pagina Facebook da privato cittadino e non nella sua carica istituzionale che, per altro non è quella di portavoce come erroneamente riportato da numerosi giornali. La mia portavoce, infatti, è Carla Cace”.
Un privato cittadino, certo. “A questo post non basta mettere un ‘mi piace’ – scrive – dovete rilanciarlo e condividerlo… altrimenti hanno vinto loro, gli apostoli della menzogna…”.
Sui social è più facile resuscitare un po’ di quel brivido barricadero, di quella nostalgia canaglia di quando ci si beava a fare le vittime del sistema, come no. Vuoi mettere con la comunicazione istituzionale, che noia, che barba.