BOLOGNA - Regione Emilia Romagna ha dato il via il 17 agosto, alla commercializzazione negli Stati Uniti del granchio blu pescato lungo la riviera emiliano-romagnola. È attualmente in viaggio verso le coste della Florida, destinazione Miami, il primo container, carico di 15,75 tonnellate di crostacei semilavorati.
Pescati dalle imprese ittiche della Sacca di Goro, del territorio di Comacchio e nel Delta del Po, potranno essere venduti nel Paese di cui è originario - e molto richiesto dai consumatori - questa specie alloctona che tanti danni sta creando agli allevamenti di vongole e novellame, minando il delicato equilibrio ambientale dell’area del Delta.
Regista dell’operazione la società di Rimini Mariscadoras, una start up tutta al femminile, nata nel 2021 e ideatrice del progetto “Blueat – La Pescheria Sostenibile”, per promuovere l’utilizzo alimentare e gastronomico delle specie aliene marine invasive, a partire appunto dal granchio blu, tra le più dannose attualmente presenti nel Mediterraneo, a causa della sua voracità e assenza di predatori naturali.
Da qui l’accordo di collaborazione dell’azienda riminese con un’azienda di trasformazione di Mestre per la lavorazione e la trasformazione dei granchi in polpa e sughi, che stanno approdando sul mercato domestico ed estero.
Temi questi che saranno al centro dell’incontro in programma lunedì prossimo, 21 agosto, a Goro e a Comacchio. L’assessore Mammi e l’assessore regionale al Bilancio, Paolo Calvano, incontreranno le associazioni della pesca e dell’acquacoltura per fare il punto sulle diverse questioni aperte e già oggetto di un documento, condiviso con Veneto e Friuli Venezia Giulia e inviato al Governo. Dalla richiesta di maggiori indennizzi al Governo in tempi rapidi, all’eventuale dichiarazione dello stato di calamità, passando per l’approvazione di un piano nazionale per il controllo e la riduzione numerica della specie aliena.
Un carapace particolarmente ricco di calcio e magnesio. Per questo, oltre che in campo alimentare, il granchio blu potrebbe avere interessanti applicazioni come integratore di minerali per l’alimentazione animale. Solo uno dei filoni di ricerca su cui sta lavorando l’Università di Bologna, con il coordinamento del professore Alessio Bonaldo.
Oltre a studiare come i cambiamenti climatici abbiano influenzato l’aumento della popolazione del granchio blu nell’Adriatico e nel Mediterraneo, il gruppo di ricerca è anche impegnato nell’analisi dei possibili impieghi in campo nutraceutico, grazie all’estrazione di una molecola, la chitina, un polisaccaride che ha funzioni di protezione strutturale.
“Questa prima spedizione di quasi 16 tonnellate di granchio blu, è la dimostrazione concreta che ci sono le condizioni per provare a creare una filiera in grado di fornire prodotto semilavorato di qualità e una redditività anche alle nostre imprese ittiche – ha dichiarato Alessio Mammi, assessore regionale all’Agricoltura e pesca -. È un obiettivo cui come Regione siamo fortemente impegnati: trasformare quella che attualmente è un’emergenza in una possibile opportunità. Per fare questo stiamo lavorando in più direzioni, in stretta collaborazione con il mondo della pesca e dell’acquacoltura. Un primo passo è stata l’autorizzazione alla cattura, al prelievo e alla commercializzazione, ma questo non basta. Non tutto il prodotto ha le caratteristiche per essere venduto, mentre i danni che questa specie sta provocando a un intero settore pongono in primo piano il tema degli indennizzi, oltre a quello dello smaltimento del prodotto non adatto alla vendita. Ne parleremo proprio nei prossimi giorni con i pescatori e acquacoltori di Goro e Comacchio, assieme ai sindaci, per fare il punto della situazione”.
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