di BRUNO TUCCI
Pensione sempre nel mirino, ecco l’ultima trovata dell’Inps, sulla linea dell’odio sociale e generazionale. Leggo e rileggo i titoli dei giornali più recenti e ritengo che la mia vista (colpa dell’età) si sia appannata. Invece no, è tutto vero.
La notizia è questa: se sei troppo vecchio prenderai meno pensione perché essendo avanti con gli anni “ruberai” più soldi all’Inps. Quindi avrai una trattenuta che andrà a chi è più giovane. Fantastica come trovata perché forse chi l’ha pensata non sa che la pensione è solo la restituzione dei soldi che sono stati anticipati allo Stato da chi ha lavorato tutta una vita. Trattenuti alla fonte quando si andava a prendere lo stipendio. Nel caso specifico, secondo l’intelligenza dei proponenti, prendi troppo, ora che sei vecchio. Già, perché la trovata ritiene che se tu hai superato gli “anta” devi dare un po’ dei tuoi soldi a chi non è arrivato alla tua età.
In parole più semplici, vuol dire che ti devi augurare di vivere di meno. Altrimenti, sottrai del danaro alla persona che, essendo più giovane, avrà diritto ad un surplus proprio per il motivo che alla fine dei suoi anni (non tanti, in verità) avrà preso un compenso inferiore rispetto a chi si è “permesso” di essere vicino ai novanta (ad esempio). Quindi, gira che ti rigira, ti devi augurare una vita più breve perché in questo caso nessuno ti potrà diminuire la pensione.
Facendo gli scongiuri (se lo permettete) debbo, anzi dobbiamo, essere preoccupati e magari egoisti se il buon Dio ci ha regalato più vecchiaia. A proposito di questo sostantivo, c’e chi afferma che bisogna essere grati alla nostra veneranda età perché l’alternativa è la morte. Battute a parte, ritorniamo al nostro tema di fondo, cioè al “problema della pensione”. Vorrei ricordare a chi avrà la bontà di leggerci che durante l’attività lavorativa, il nostro stipendio è già stato tassato di quasi il quaranta per cento e forse più. Così, quando arriva il giorno in cui tu, finalmente, ti puoi riposare a casa, il tuo debito con lo Stato lo hai già pagato. Invece, che cosa accade? Succede che sulla tua pensione continuerai a pagare le stesse tasse di quando eri nella tua piena attività lavorativa.
Questo è un principio che vale soltanto (o quasi) in Italia, perché nel resto dei paesi europei questa “taglia” ha valori minimi in quanto lo Stato riconosce che tu hai versato quel che dovevi per il bene della comunità. Tanto è vero questo che molti italiani emigrano il giorno in cui smettono di lavorare. All’estero prenderanno la pensione per intero “guadagnando” così un bel po’ di danaro che in Italia non avrebbero.
Si è mai pensato di cambiare, cioè di non togliere a chi ha già versato quello che lo Stato pretende? Assolutamente no. Ogni tanto si discute sulle pensioni minime: “bisogna migliorarle”, dicono tutti in Parlamento. Ma son tutte chiacchiere, parole al vento che non si sono mai concretizzate. Insomma, in Italia chi non è pensionato, si augura che quel che percepisce alla fine di ogni mese sia aumentato a dovere. Chi, al contrario, prende una pensione con cui riesce a vivere non deve augurarsi di diventare vecchio (a proposito quale è l’età che ti concede questo sostantivo) perché in tal caso ti potrebbe arrivare una stangata che non ti permetterà più di non avere pensieri.
Per farla breve, questo problema deve essere risolto una volta per tutte. Non si può ignorare e rimandarlo alle calende greche. Finché non arriva qualcuno che, ritenendo di aver trovato la quadratura del cerchio, si inventa quella trovata di cui abbiamo parlato. Vogliamo piantarla di dire o pensare baggianate?
Nella situazione in cui siamo tutti ritengono di essere scontenti, i più giovani e i meno giovani. Il Parlamento, quando può, invece di litigare un giorno si e un altro pure, pensi alle questioni serie. Vedrà che quando si andrà a votare la percentuale di chi si recherà al seggio tornerà ad essere quella di una volta.