Depositphotos

Il giudice di Catania non ha convalidato il provvedimento di trattenimento per tre migranti del centro di Pozzallo.

Per un quarto il provvedimento non è stato esaminato perché il richiedente asilo avrebbe rinunciato alla domanda. Lo dice l'avvocato Salvo Vitale, difensore di due dei 4 migranti, che lavora col centro Astaldi di Catania.

Contro la decisione del Tribunale il Viminale farà ricorso.

FdI, decisione tribunale Catania 'politica e ideologica'

"Il tribunale di Catania, non convalidando il trattenimento dei quattro tunisini soggetti alle nuove procedure accelerate di frontiera disposte dal governo, ha assunto delle decisioni politiche e ideologiche. Le ordinanze appaiono infatti poco ancorate al quadro normativo vigente e immagino che saranno impugnate dall'avvocatura dello Stato. Spiace dover constatare come ancora una volta si pieghi il diritto all'ideologia. Le sentenze sconfessano non solo e non tanto il decreto del governo, ma la normativa europea su cui il decreto poggia". Lo dichiara la deputata di FdI, Sara Kelany, responsabile del Dipartimento immigrazione.

"La normativa europea - ricorda Kelany - consente l'attivazione di queste procedure secondo i criteri che sono stati pedissequamente rispettati dalla normativa italiana. Purtroppo, come già accaduto in passato, mentre il Governo lavora per fermare l'immigrazione illegale di massa e la tratta di esseri umani, una parte della magistratura ideologizzata fa di tutto per ostacolarlo", conclude.

Santalucia (Anm), i giudici di Catania? E' la democrazia

"Noi non partecipano all'indirizzo politico e governativo, facciamo giurisdizione. È fisiologico che ci possano essere provvedimenti dei giudici che vanno contro alcuni progetti e programmi di governo. E questo non deve essere vissuto come una interferenza , questa è la democrazia". Così il presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia, commentando con l'ANSA la decisione del Tribunale di Catania che ha accolto il ricorso di un migrante giudicando illegittimo l'ultimo decreto del governo Meloni.