"Tenersi un mostro dietro a un muro non è più accettabile, pensabile, vivibile. In Israele c'è voglia di finirla una volta per tutte". Sabina Mayer è un'avvocata italiana che vive a Tel Aviv da quasi 30 anni. E quello che è successo il 7 ottobre nel sud del Paese non lo avrebbe mai immaginato: "E' stato uno shock terribile, un dolore enorme, vedere quelle immagini atroci: è accaduto l'impensabile", afferma in un'intervista all'ANSA nel suo studio al nono piano di un grattacielo vicino al mare, lo stesso dove ha sede l'ambasciata d'Italia.
Da quel sabato mattina, tutto è cambiato anche per lei: "Mio figlio, 27 anni, laureato, con un lavoro nell'high tech, è stato richiamato dall'esercito con una telefonata: 'Presentati subito alla base, prendi un'uniforme, ti daranno un'arma e vai a combattere'. Mio figlio ha quindi dovuto lasciare la sua vita da un momento all'altro", racconta descrivendo "lo stress di ogni mamma". Perché, spiega, "l'esercito è formato da figli, mariti, fratelli, padri di ognuno di noi, è la nostra famiglia". "Anche i miei colleghi si sono tolti la toga per la divisa, tutti dobbiamo fare la nostra parte".
Una delle basi militari nel sud di Israele assaltate da Hamas era la stessa dove sua figlia, oggi studentessa di 24 anni, aveva fatto il suo servizio di leva fino a 4 anni fa. "Se c'era un posto che riteneva sicuro era quello, conosceva ogni angolo di quella base. Questo le ha creato una terribile angoscia e un terribile dolore per chi è rimasto coinvolto", dice l'avvocata.
"Adesso Israele sta rispondendo e ci aspettiamo una risposta molto dura, perché non possiamo vivere con un mostro dietro al muro. Nessun Paese democratico o europeo lo tollererebbe, perché mette in pericolo la vita di ogni persona, di ogni bambino", prosegue. "Forse il nemico ha pensato che il Paese fosse diviso" per l'incertezza politica e le proteste contro Netanyahu, "e che fosse il momento giusto per attaccare. Ma ha sbagliato: ha ottenuto l'effetto contrario, il Paese è più unito di prima", aggiunge Mayer. "Molti israeliani che prima non avrebbero mai voluto che l'esercito entrasse a Gaza, adesso dicono di farla finita con Hamas. Non c'è più scelta, questo mostro deve finire di esistere, lui, chi gli sta dietro, gli altri suoi simili che minacciano Israele", afferma Mayer.
Sulla preoccupazione per la popolazione civile di Gaza, l'avvocata assicura: "Nessuno in Israele vuole ammazzare bambini, donne, civili. Mi sento di dirlo: nessuno". Ma "se Hamas gli vieta di fuggire per usarli come scudo e se l'Egitto non apre le porte, purtroppo le perdite saranno inevitabili e Hamas sarà il solo responsabile".
La situazione è instabile e "non sembra una cosa breve", ma l'italiana non ha alcuna intenzione di lasciare Israele. "Il mio legame con l'Italia è fortissimo", confessa Mayer, con alle spalle una foto dei suoi nonni alla Scala nel dopoguerra. Ma la sua vita è a Tel Aviv, i suoi figli, il suo lavoro: "Dobbiamo tutti lavorare per il Paese, Israele deve andare avanti".