di BRUNO TUCCI
Albania, Meloni e il Pd, lotta continua. Che cosa si può fare perché il Partito democratico dica una volta “Si, questa iniziativa va bene?”. Ora, l’Italia sigla un patto con l’Albania che ospiterà 39 mila migranti salvati in mare. Di modo che invece di sbarcare a Lampedusa e soffrire più che al loro paese saranno accolti in due centri che nel giro di sei mesi saranno costruiti non lontano da Tirana. Escluse le donne, i bambini e le persone fragili essi aspetteranno una decisione: potranno rimanere o tentare di andare verso il Nord Europa, oppure essere rimpatriati perché non hanno le “credenziali” per rimanere da noi.
Giorgia Meloni si dice soddisfatta: “Un ottimo accordo che ci permetterà di tirare un sospiro di sollievo”. Edi Rama, il leader albanese, è ugualmente appagato. “Quando Roma chiama noi ci siamo perché non possiamo dimenticare come il vostro Paese si comportò quando dalla mia terra a migliaia sbarcarono in Puglia”.
Quel giorno chi scrive era a Bari nel momento in cui la nave (eufemismo) attraccò al porto. Scesero in migliaia: sporchi, distrutti dalla stanchezza, con gli occhi cerchiati, indossando calzoncini e magliette strappate. Furono ospitati nel campo di calcio e da allora cominciò la loro avventura. Chi non è più tanto giovane ricorderà quanto fu difficile il loro inserimento in un Paese che avevano visto solo in tv. Rammento ancora quanto gli albanesi soffrissero quando vigeva il regime comunista rigido che non ammetteva sgarri. Guidati da un uomo inflessibile che si chiamava Enver Hoxha. Ero riuscito ad entrare in Albania con un marchingegno. Proibito parlare del regime: bocche cucite, solo sguardi che facevano intendere le vicissitudini e i soprusi che quella gente doveva sopportare. In Italia quei migranti sbarcati a Bari ripresero a sorridere, l’Italia gli sembrò un sogno e in tanti riuscirono ad integrarsi.
Oggi Edi Rama non ha dimenticato quell’accoglienza e quando il nostro governo gli ha proposto questo accordo non ha avuto un attimo di esitazione. “Non lo facciamo per interesse”, dice, “spero soltanto che ci aiuterete ad entrare nell’Unione Europea”. Bene, anzi male. Il Pd non ci pensa su due volte e dice subito “no” al patto Meloni-Rama. Per bocca di Giuseppe Provenzano, uno degli esponenti di spicco dei dem, afferma con forza: “E’ un pasticcio e manda in fumo il diritto di asilo”. C’è di più. Qualcuno, sempre a sinistra, ricorda Guantanamo la prigione di Cuba dove erano una prassi le torture, l’alimentazione forzata, gli interrogatori strappati ai prigionieri che non avevano altra scelta. E’ un Pd, insomma, che non sa dove arrampicarsi pur di respingere le iniziative del governo di centro destra. Invece che studiare e verificare quel che succede all’interno dei dem attaccano la maggioranza senza il minimo costrutto, solo per criticare e rispondere negativamente a qualsiasi mossa dell’esecutivo. Elly Schlein cerca di dimenarsi in questo ginepraio, ma in che modo quando è lo stesso giornale del fu Pci (l’Unità) a condannarla senza se e senza ma? In un articolo di fondo firmato dal direttore Piero Sansonetti il Pd è considerato un partito fantasma. Un’unica battaglia ha portato avanti la segreteria (quella del salario minimo) e l’ha persa. Il titolo dell’editoriale è ancora più feroce. Eccolo: “Cara Schlein, il tempo è scaduto, il Pd non è tuo, ridaccelo”. E’ buio profondo tra i dem. E’ lite, comunque, anche sul candidato sindaco di Firenze. Una parte della minoranza vorrebbe lo storico Tomaso Montanari, ma in tanti gli sono contro. In parole semplici il partito dovrebbe imparare a memoria quel sosteneva Madre Teresa: “Invece di maledire il buio, accendi una candela”.