Sono entrati nelle nostre diete perché saporiti e facili da preparare.
Tuttavia i cibi ultra-processati possono avere effetti negativi sulla salute. L'ultima conferma arriva da uno studio, coordinato dalla International Agency for Research on Cancer (Iarc), pubblicato su The Lancet Regional Health - Europe, che ha osservato che all'aumentare dei consumi di cibi ultra-processati cresce il rischio di sviluppare simultaneamente cancro, malattie cardiovascolari e diabete.
I cibi ultra-processati sono "prodotti fabbricati industrialmente che comprendono componenti alimentari decostruiti e modificati, ricombinati con una varietà di additivi", spiegano i ricercatori. La loro diffusione è aumentata in tutto il mondo e "rappresentano oggi il 50-60% dell'apporto energetico giornaliero in alcuni Paesi ad alto reddito".
La ricerca ha analizzato i dati di un grande progetto di ricerca europeo denominato Epic (European countries in the European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition) per verificare se esiste una relazione tra consumo di questi alimenti e multimorbilità, vale a dire la comparsa di almeno due malattie croniche: nello specifico, almeno due tra cancro, malattie cardiovascolari e diabete. Dalla valutazione dei dati di 266 mila partecipanti seguiti per oltre 11 anni è emerso che per ogni aumento di 260 grammi al giorno di cibi ultra-processati si registra una crescita del 9% di malattie multiple. Il rischio, però, non è lo stesso per tutti i prodotti: i prodotti e le salse di origine animale e le bevande dolci aumentano le probabilità di ammalarsi. Al contrario, nessun rischio è stato osservato per chi consuma prodotti ultra-processati di origine vegetale.
Tra i Paesi coinvolti nello studio, l'Italia è, dopo la Spagna, quello in cui il consumo di cibi ultra-processati è più basso: in media 207 grammi al giorno per gli uomini e 183 per le donne. I consumi più alti si registrano invece in Olanda per gli uomini e in Germania per le donne.