Per lungo tempo considerata solo come un fattore di rischio per il cancro, uno studio dell'University of Chicago riabilita, almeno in parte, il consumo di carne rossa. I ricercatori hanno scoperto infatti che nella carne e nei latticini provenienti da animali da pascolo come mucche e pecore, si cela un nutriente, l'acido trans-vaccenico (TVA), che l'organismo umano non può produrre da solo e che potrebbe essere in grado di rafforzare la risposta immunitaria contro il cancro, oltre che a potenziare l'efficacia dell'immunoterapia. I risultati, appena pubblicati sulla rivista Nature, saranno discussi in occasione della nona edizione dell'Immunotherapy Bridge, che si terrà a Napoli dal 29 al 30 novembre, e della 14esima edizione del Melanoma Bridge che si terrà subito dopo, dal 30 al 2 dicembre. Lo Tva é presente nel latte umano, ma il corpo non è in grado di produrlo da solo”, spiega Paolo Ascierto, direttore SC Oncologia Medica Melanoma Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione Pascale di Napoli. “Solo il 20% circa del TVA viene scomposto in altri sottoprodotti, lasciandone l'80% in circolo nel sangue. Gli esperimenti condotti dagli scienziati dell'Università di Chicago su modelli murini di diversi tumori - prosegue - hanno rilevato che una dieta arricchita con il TVA riduce significativamente il potenziale di crescita del melanoma e delle cellule del cancro del colon. La dieta con TVA ha anche migliorato la capacità delle cellule T CD8+ di infiltrarsi nei tumori”. Il team ha inoltre eseguito una serie di analisi molecolari e genetiche per comprendere come il TVA influenzi le cellule T. Questi test aggiuntivi hanno dimostrato che il TVA inibisce un recettore sulla superficie cellulare chiamato GPR43, che viene solitamente attivato dagli acidi grassi a catena corta spesso prodotti dal microbiota intestinale. Il TVA prevale su questi acidi grassi a catena corta e attiva un processo di segnalazione cellulare noto come “percorso Creb”, che è coinvolto in una varietà di funzioni tra cui la crescita cellulare, la sopravvivenza e la differenziazione. Infine, il team ha anche analizzato campioni di sangue prelevati da pazienti sottoposti a trattamento immunoterapico con cellule CAR-T per il linfoma, una terapia che consiste nella modificazione dei linfociti T del paziente. Hanno così osservati che i pazienti con livelli più alti di TVA tendevano a rispondere meglio al trattamento rispetto a quelli con livelli più bassi. Hanno anche testato linee cellulari legate alla leucemia, e hanno visto che il TVA migliora la capacità di un farmaco immunoterapico di uccidere le cellule tumorali.