Sono cominciate in Venezuela alle 6 ( le 11 italiane) le votazioni per un referendum consultivo organizzato dal governo del presidente Nicolás Maduro, riguardante la sovranità sulla regione dell'Esequibo, attualmente sotto amministrazione della Guyana, ma che Caracas rivendica.
Da Dubai, dove si trova per partecipare alla Cop28 dell'Onu, il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, ha invitato le parti "a far prevalere il buon senso" e a risolvere una crisi che potrebbe generare in Sudamerica un conflitto legato alle importanti risorse energetiche, minerarie e naturali di cui il territorio è ricco.
In base a queste preoccupazioni, il Brasile ha inviato un importante contingente militare alla sua frontiera settentrionale con le due nazioni rivali.
Oltre 20,6 milioni di venezuelani potranno esprimersi fino alle 18, su cinque domande formulate nel referendum, una delle quali riguarda il consenso alla creazione di uno Stato denominato Guyana Esequiba, da integrare nella Federazione venezuelana.
Per assicurare uno svolgimento normale della giornata, il governo ha mobilitato oltre 400.000 uomini tra forze armate e polizia.
L'1 dicembre, su iniziativa della Guyana, la Corte internazionale di giustizia (Icj) dell'Aja ha chiesto al Venezuela di "astenersi da iniziative che dovessero modificare la situazione prevalente nel territorio in litigio", ma non ha posto limitazioni al referendum, come auspicato da Georgetown.
Per decenni il contenzioso è stato quasi dimenticato, ma nel 2015 è riemerso, quando la statunitense ExxonMobil ha rilevato nell'area importanti riserve di petrolio.
La Guyana sostiene i suoi diritti sull'Esequibo in base a un lodo arbitrale del 1899 che le assegnò la sovranità sul territorio (allora sotto il dominio del Regno Unito), mentre Caracas difende l'Accordo bilaterale raggiunto a Ginevra nel 1966 quale meccanismo per risolvere la controversia.