ROMA – Non solo la finta campagna di solidarietà legata al pandoro Balocco. Chiara Ferragni e il marito Fedez sono stati coinvolti da altri provvedimenti delle Autorità e dei tribunali che hanno portato a pesanti sanzioni: lo ricorda il Codacons, che da tempo ha in corso una sorta di ‘guerra‘ con la famosa coppia e in particolare con Fedez (che ha anche denunciato per calunnia). Il Codacons, dopo la notizia della multa inflitta dall’Autorità per la concorrenza alle società di Ferragni, ricorda quindi i precedenti.
LA MULTA PER LA RACCOLTA FONDI DURANTE IL COVID
Nel 2020 ad esempio la raccolta fondi avviata durante il Covid dai Ferragnez in favore dell’ospedale San Raffaele fu al centro di una nostra denuncia per le commissioni ingannevoli applicate ai donatori che, in buona fede, parteciparono all’iniziativa benefica – ricorda il Codacons –. Vicenda che sfociò in una multa da 1,5 milioni di euro verso Gofundme, piattaforma scelta da Fedez e Ferragni, per lo “sfruttamento della tragica pandemia in atto per orientare i consumatori ad effettuare donazioni sulla piattaforma che, promossa come gratuita, prevede costi e commissioni preimpostate”, “nel coinvolgimento della generalità dei consumatori in ragione della ampia disponibilità e partecipazione ad effettuare donazioni per le iniziative di solidarietà e di supporto per il contenimento del Covid-19 e la cura dei malati” – scriveva l’Antitrust.
LA MULTA ALLA RAI PER LA PUBBLICITÀ OCCULTA DURANTE SANREMO
Più di recente è stata l’Autorità per le comunicazioni ad attivarsi, con una multa da 170mila euro alla Rai per la pubblicità occulta fatta da Chiara Ferragni ad Instagram nel corso dell’ultimo Festival di Sanremo. Sanzione su cui ora incombe una istanza del Codacons alla Rai, per capire se la multa sia stata pagata da Ferragni e da Amadeus, autori dell’illecito, o dall’azienda, e quindi dai cittadini che la finanziano attraverso il canone.
FEDEZ IMPUTATO DI CALUNNIA DOPO LA DENUNCIA DEL CODACONS
Infine Fedez – ricorda ancora il Codacons – è attualmente imputato per il reato di calunnia ai danni dell’associazione, quando per vendicarsi della denuncia contro la raccolta fondi per il San Raffaele pubblicò delle storie su Instagram inventando di sana pianta che proprio il Codacons ingannava i consumatori sul proprio sito, accusa falsa per la quale ora il Tribunale penale di Roma lo processerà per calunnia, reato grave per il quale rischia fino a 6 anni di carcere.