BOLOGNA – Bufera sull’assessore regionale alla Sanità dell’Emilia-Romagna Raffaele Donini. Il sindacato dei medici Cimo-Fesmed ritiene “inaccettabili e offensive per tutta la categoria medica” le dichiarazioni rilasciate ieri al Tgr Emilia-Romagna dall’assessore, per il quale, come riferisce lo stesso sindacato, i medici della continuità assistenziale sarebbero dei fannulloni che “rispondono al telefono ogni due ore e visitano un paziente ogni cinque ore”. Sono “parole che non possiamo tollerare- afferma Salvatore Lumia, presidente regionale di Cimo-Fedmed- poiché, oltre che offensive, sono del tutto lontane dalla realtà”. Sono centinaia, assicura, le “telefonate che ogni sede di continuità assistenziale riceve quotidianamente, rispondendo nel modo più efficiente possibile ai bisogni di salute della popolazione nonostante una carenza di personale che è importante anche in questo settore. Poi, com’è ovvio, nelle ore notturne si assiste ad una riduzione delle richieste, e per questo è del tutto insensato fare la media del carico di lavoro sulle 24 ore”.
Da anni, prosegue Lumia, “segnaliamo alla Regione le carenze negli organici di tutti i settori della sanità, dai Pronto soccorso ai reparti ospedalieri fino alla medicina generale. Eppure non siamo mai stati ascoltati, e non si è mai voluto programmare correttamente il fabbisogno di personale per formare e assumere il numero adeguato di medici, preferendo invece puntare tutto sull’istituzione di nuove figure assistenziali non mediche che, come avevamo previsto, si sono rivelate un buco nell’acqua”. Di fronte a questo quadro, allora, “appare evidente- afferma ancora Lumia- come l’unica responsabile dei disservizi subiti dai cittadini in questi giorni di festa sia esclusivamente la miopia della politica sanitaria regionale degli ultimi anni, e di certo non i medici che, con un senso di responsabilità e abnegazione fuori dal comune, continuano a farsi in quattro pur di garantire cure e assistenza di altissimo livello”.
Per questo, conclude, “pretendiamo rispetto e riconoscenza da parte delle istituzioni, e non attacchi insensati che peggiorano ulteriormente la frattura esistente tra politica e categoria medica”.