di GIANLUCA PACE
Ma perché si spara a Capodanno? Perché sentiamo anzi, perché si sente il bisogno di sparare a Capodanno?
Con pistole, mini pistole se preferite, botti, fuochi d’artificio, bombe di Maradona e varie. Qualsiasi sia il mezzo resta la domanda: ma perché alla fine dell’anno è nata questa tradizione?
Antropologi, storici e sociologi vari hanno dato più o meno tutti la stessa risposta. Risposta valida più o meno ovunque a qualsiasi latitudine del pianeta. La tradizione degli spari nacque per scacciare, almeno simbolicamente, i vari spiriti maligni. L’idea all’origine della tradizione è sempre più o meno quella: fare più casino e rumore possibile per scacciare via chiunque ci voglia male. Chiunque porti negatività. E così via.
Tutto bello. Ma ora, passata la curva della rivoluzione dei lumi, di quella industriale e di quella scientifica perché si spara ancora? Perché? Perché in fondo faceva sociale prima e fa social ora sparare in un gruppo. Poi perché queste rivoluzioni, ahimè, non si sono poi estese più di tanto nei vari angoli della società e del pianeta.
Fa social in fondo esibire il botto, la bomba di Maradona, la pistola dal balcone, il raudo, il fuoco. Fa social sparare in diretta.
Un po’ come il pavone quando apre la coda così si cerca di attirare l’attenzione con l’ultimo botto. Un po’ lo stesso istinto che spinge a comprare il macchinone nuovo o che spinge a mostrare la ricchezza, vera o apparente, sulle varie piattaforme.
E i feriti? E i bambini feriti? E i vari morti? E gli animali domestici spaventati o morti di infarto? La verità è che frega soltanto a chi è colpito dall’evento. Per il resto non frega a nessuno. Spesso poi non frega neanche a chi è colpito dall’evento.
Che importa dei feriti se in una festa di Capodanno, facciamo un esempio a caso, posso mostrare una bella mini pistola nuova nuova e farti vedere come sono cool