di BRUNO TUCCI
Matteo Renzi alle elezioni europee. Nella lotteria delle candidature, finalmente una certezza i bookmakers ce l’hanno.
Matteo ha detto e scritto sul giornale di cui è direttore editoriale che lui parteciperà a quelle elezioni. Ne spiega pure le ragioni. Sono due: un governo incapace e una opposizione inconcludente. Più chiaro di così!
Dove vuole andare a parare il più furbo dei parlamentari italiani? Soprattutto a conservare il posto: sente che il “licenziamento” potrebbe essere vicino e allora gioca tutte le carte che ha a disposizione. Non sono molte, se vogliamo essere sinceri, però l’uomo è diabolico e sa come difendersi e anche vincere.
Nel nostro paese , il segretario di Italia Viva non ha più i proseliti di una volta. Significa che è al tramonto? Assolutamente no, ma non ha la stessa tranquillità di una volta quando sedeva a Palazzo Chigi e il quaranta per cento degli italiani erano con lui. Oggi la situazione è radicalmente cambiata ed allora gli obiettivi e il traguardo debbono essere diversi.
Il suo spauracchio per la consultazione di giugno si chiama sbarramento, cioè a dire: se non si raggiunge un quorum del quattro per cento si è fuori. Ecco il vero problema che lo assilla. Perchè, secondo i sondaggi dell’ultima ora, Renzi è al limite e potrebbe non farcela. Questo Matteo lo sa benissimo e allora quale strada imboccare per non finire nel dimenticatoio?
Si deve andare alla ricerca di voti che possano toglierlo dalle secche e dargli la possibilità di sopravvivere. Non è facile, però tentare non è un peccato, tanto più che la situazione politica è ingarbugliata e nessuna previsione è possibile.
In che modo si muove Renzi? Sa che almeno un paio di partiti non hanno un’ unica identità: insomma, gli oppositori non sono pochi. Innanzitutto il Pd, dilaniato da una, due, cinque correnti che continuano ogni giorno a litigare. Non si trova un denominatore comune e pure sulla prescelta per Bruxelles c’è maretta.
Eddy Schlein insiste, non si dà per vinta. Sostiene con forza: “Sarò io a decidere, non le minoranze”. Cioè è lei stessa ad ammettere che tra i dem non corre buon sangue. Una parte del partito la vorrebbe far fuori addirittura prima delle europee e chiede aiuto a chi potrebbe dargli una notevole spinta.
Due sono i nomi che i social continuano a ripetere: Romano Prodi che nessuno ha dimenticato per aver inventato l’Ulivo e l’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni che non disdegnerebbe affatto di ritornare a Roma (dall’Europa che non ritiene il primo amore) e sedersi sulla poltrona di via del Nazareno.
Matteo Renzi conosce a menadito il Pd, ne è stato l’uomo che lo ha riportato ai livelli della vecchia Dc. Quindi, sa quali sono gli umori dei suoi maggiori esponenti che hanno collaborato con lui quando guidava il Paese. Quanti non gradiscono l’attuale sterzata a sinistra di Eddy?
Tanti e se non riescono a ribaltare la “rivoluzione” voluta dalla Schlein sono pronti ad uscire. Per andare dove? Eccolo Matteo pronto ad accoglierli per rifondare quel grande centro che gli italiani non hanno dimenticato.
Non è il solo obiettivo che il padre padrone del “cerchio magico” rincorre. Ha in mente un’altra diabolica idea per evitare la bocciatura alle europee. Si chiama Forza Italia perché tra i Berluscones non c’è più l’unità di una volta, ai tempi in cui il Cavaliere comandava a tutto tondo.
Antonio Tajani non ha dalla sua una parte degli esponenti che vorrebbero fargli la forca il più presto possibile. Anzi, hanno già il nome di chi potrebbe sostituirlo: Letizia Moratti, il figliol prodigo tornato all’ovile dopo una breve pausa. E’ intelligente, conosce l’arte del comandare ed è una donna, particolare di non poco conto visto il vivace dibattito che c’è in Parlamento fra maschietti e femminucce. Sono gli europeisti convinti a tramare il cambio della guardia.
Quelle stesse persone che non amano alla follia la destra-destra di Fratelli d’Italia. Con i voti delle due forze politiche (contrarie al nuovo corso) Matteo Renzi si gioca il futuro. Un’ultima spiaggia? Forse, chissà, prevederlo è quasi impossibile.