On. FABIO PORTA
Che pagare le tasse sia un dovere civico e giuridico è ovvio, che l’iscrizione all’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero) sia un diritto-dovere per tutti coloro i quali risiedono all’estero permanentemente e hanno all’estero la dimora abituale è altrettanto ovvio e obbligatorio (nonostante le ambiguità della legge istitutiva che richiede l’iscrizione entro 90 giorni dal trasferimento della residenza ma richiede anche “l’intenzione” di vivere all’estero per più di un anno, come se chi va cercare un futuro all’estero conoscesse già i tempi del suo destino).
È inoltre vessatorio e ricattatorio utilizzare l’iscrizione all’Aire come strumento di controllo e di pressione fiscale. Ed è esattamente quello che sta succedendo in seguito alle disposizioni introdotte da questo Governo nella Legge di Bilancio per il 2024 che prevedono l’inasprimento delle sanzioni pecunarie sugli inadempimenti in materia di obblighi anagrafici ed in particolare, per quanto riguarda gli emigrati, in caso di violazioni nella ipotesi di trasferimento della residenza all’estero. Infatti il comma 242 dell’articolo 1 della manovra finanziaria prevede un aumento della sanzione amministrativa pecuniaria, che da poche decine di euro diviene di importo compreso tra 200 e 1.000 euro per ciascun anno in cui perduri l’omissione per un massimo di cinque anni e cioè di 5.000 euro.
Chi si reca all’estero ed ha l’obbligo di iscriversi all’Aire e non lo fa, o lo fa in ritardo, rischia ora pesanti sanzioni pecuniarie.
Viene previsto inoltre per le pubbliche amministrazioni un obbligo di comunicazione al Comune di iscrizione anagrafica ed all’ufficio consolare competente nel caso in cui esse acquisiscano nell’esercizio delle loro funzioni elementi rilevanti tali da indicare una residenza di fatto all’estero del cittadino italiano nonché che il Comune comunichi all’Agenzia delle Entrate, per motivi di controlli fiscali, le iscrizioni e le cancellazioni di ufficio dall’anagrafe degli italiani all’estero.
Cosa c’è dietro questo decisione e queste misure così improvvise e drastiche? Il desiderio di legalità o qualcos’altro?
La ragione ci viene “spiegata” praticamente nella relazione illustrativa del provvedimento che su questa materia recita: “La sanzione per la violazione degli obblighi dichiarati di residenza all’estero mira a contrastare la condotta di chi mantiene illegittimamente l’iscrizione all’anagrafe della popolazione residente in Italia al fine di godere dei benefici connessi (esenzione IMU e iscrizione al servizio sanitario nazionale)”.
La norma quindi, secondo questo Governo, avrebbe dei potenziali effetti benefici per la finanza pubblica statale (il riferimento è alla cancellazione dei non aventi diritto dal Servizio Sanitario Nazionale) e locale (il riferimento è alla perdita dell’esenzione IMU sulla prima casa e versamento delle maggiori sanzioni ora previste che andrebbero al bilancio comunale). Tutto ciò con la prevista “delazione” che ora dovranno eseguire i comuni e le pubbliche amministrazioni a favore dell’Agenzia delle Entrate. Insomma il Grende Fratello ti guarda, ti controlla e ti multa.
Sarebbe invece auspicabile una intelligente riforma dell’AIRE per evidenti motivi: le incertezze e la confusione che norme e procedure aleatorie creano ai nostri connazionali quando si recano all’estero e non conoscono e non vengono informati adeguatamente sull’obbligo di iscrizione, la perdita del diritto all’assistenza sanitaria da parte dello Stato italiano, le regole ingiuste e penalizzanti relative ai tributi sugli immobili (vedi Imu e Tari), le pesanti sanzioni ora introdotte che colpiranno cittadini ignari dei nuovi doveri, il disordine su ruoli e competenze della gestione dell’Anagrafe, e “last but not least” da ora il ruolo di comuni e pubbliche amministrazioni nel fornire informazioni “rilevanti” all’Agenzia delle entrate.
Insomma sarebbe opportuno uno stop a misure estemporanee e scomposte come quelle introdotte in questa legge finanziaria da questo Governo a favore invece una riforma organica di una anagrafe degli italiani nel mondo che tenga conto delle vere esigenze dei nostri connazionali e dell’esercizio concreto per loro di molti diritti previsti dalla nostra Costituzione.