Gente d'Italia

Autonomia Regionale differenziata ha compiuto il primo passo in Senato ma le opposizioni pensano al referendum

di ENRICO PIRONDINI

Si fa presto a dire Autonomia. Si fa presto a conteggiare (come già acquisite) le 23 materie d’intervento che lo Stato può “delegare”a statuto ordinario le Regioni che ne faranno richiesta.

Calma. La Riforma, fortemente voluta dalla Lega (in testa il governatore del Veneto, Zaia) prevede i parametri dei Lep, cioè i livelli essenziali delle prestazioni e dei servizi che devono essere garantiti in modo uniforme sull’intero territorio nazionale.

E questo perché riguardano diritti civili e sociali da tutelare per tutti i cittadini. L’autonomia, cioè i poteri alle regioni, ha avuto il primo ok in Senato. Ma è solo un primo passo, per di più nell’orbita delle turbolenze di una (nervosa) campagna elettorale. Si vedrà.

L’IRA DELLE OPPOSIZIONI
Mentre il ministro Calderoli esultava per la “giornata storica”, le opposizioni sono immediatamente salite sulle barricate al grido “così il governo spacca l’Italia”. Tensione alle stelle in Aula.

I senatori di Pd e M5S hanno voluto sottolineare il “provvedimento spacca-Italia“ mostrando cartoncini tricolore e urlando slogan.

Dalla parte opposta, tra i banchi della Lega è comparsa una bandiera con il Leone di San Marco, simbolo del Veneto.

Lapidario il ministro Calderoli che ha definito la riforma “un ulteriore passo avanti verso un risultato storico, importantissimo e atteso da troppo tempo. Questa è la risposta che dovevo a quelle 14 su 15 a Statuto Ordinario che ce l’avevano chiesto.”

Il Pd in particolare, sta valutando di promuovere un referendum abrogativo della legge sulla autonomia differenziata, “anche se ora la priorità è la battaglia alla Camera e nel Paese” come ha detto la segretaria dem Elly Schlein.

Che ha aggiunto:” La nostra è una Italia già frammentata da grandi diseguaglianze e questa riforma aumenta le differenze perché è una riforma con norme confuse e contraddittorie che promettono ad alcuni territori traguardi irrealizzabili conseguiti sulla pelle delle zone più deboli”.

Durissimo Giuseppe Conte che parla di una Italia svenduta alle follie secessioniste della Lega Nord. Sulla stessa linea Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, che ha detto che questa riforma “non è né l’apocalisse né una svolta epocale. È semplicemente una norma inapplicabile”. Idem Enrico Borghi (Italia Viva) e Maurizio Landini (CGIL).

ITER PARLAMENTARE PIENO DI INSIDIE
Dopo il si del Senato, il testo del ddl Calderoli, avvia l’iter alla Camera a partire dalle Commissioni. Si punta al voto definitivo in primavera entro le Europee di giugno.

Poi il Governo, entro 24 mesi dalla entrata in vigore, dovrà varare uno o più decreti legislativi per determinare i livelli e gli importi dei Lep. Campa cavallo. Una volta avviata la macchina, Stato e Regioni avranno tempo 5 mesi per accordarsi. Sotto i riflettori quattro materie delicate: Sanità, Ambiente, Trasporti e Istruzione, una storia ancora lunga. Molto lunga.

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