di BRUNO TUCCI
Forza Italia e Lega si battono anche per un solo voto in più; arrivare terzi e quindi ultimi alle europee potrebbe voler dire contare assai poco in futuro per la coalizione del centro destra.
È la medaglia d’argento il sogno. Un dignitoso secondo posto dietro lo strapotere di Giorgia Meloni.
E’ una disfida dall’esito incerto perché i due partiti hanno cambiato volto in quest’ultimo periodo.
Matteo Salvini ha quasi abbandonato la conquista del Sud perché la sua politica ha deluso il Mezzogiorno. Addio a quel traguardo, meglio tornare lassù al Nord tra gli imprendori e i commercianti che avevano regalato al Carroccio una cifra record, il trenta per cento dei consensi.
Anche Forza Italia insegue quel traguardo e sa alla perfezione che non sarà facile piazzarsi dietro Giorgia.
La situazione è notevolmente cambiata: non c’è più Silvio, il suo carisma è volato via e la paura è che, con il Cavaliere, sia andato in crisi pure il partito che lui aveva inventato.
Però, nella festa dei trent’anni celebrata in suo favore è tornato il sorriso ad Antonio Tajani e alla sua gente. Un ottimismo velato, ma pur sempre un ottimismo. Per quale ragione?
E’ la moderazione dei berluscones a piacere alla gente. “Nella nostra alleanza siamo gli unici a non aver cambiato nemmeno una virgola al nostro programma. Europeismo certo, ma anche tanta voglia di non contendere il posto alla sinistra-sinistra e alla destra-destra”, spiega Giorgio Mulè, ex giornalista ed ora vice presidente della Camera. E’ la solita storia del pastore che ammalia gli italiani e li fa sentire più sicuri. Un pensiero alla Democrazia Cristiana e agli anni passati con il Paese che non aveva tanti guai.
Il vice premier e ministro degli Esteri crede fermamente che questo sarà un traguardo che si può raggiungere per allontanare definitivamente quel pericolo dello sbarramento al quattro per cento.
Nella Lega, i problemi sono diversi. Si teme che quella pletora di affezionati che Matteo aveva ammaliato non ci sia più. Il nocciolo duro del partito traballa e sono quelle stesse persone che prima plaudivano al “capitano” che oggi non sono più convinte.
“Lo avevamo detto una infinità di volte al segretario che lo sbarco nel Sud non sarebbe andato bene. Ci useranno come un taxi: una corsa e via. Ora ne paghiamo le conseguenze” E’ la paura di scomparire che agita i leghisi. Non solo, ma anche quella forte sterzata a destra che Matteo ha voluto dare alla Lega. Per quale ragione?
“Sempre in vista delle europee che si combatterà al grido di tutti contro tutti, Salvini era sicuro di poter circuire i più intransigenti di Forza Italia e rubare voti a quel partito “in crisi per la perdita di Silvio Berlusconi”. Non è stato così ed ecco perché ha spostato sempre più l’asse a destra non solo per i “nostalgici” di Forza Italia, ma anche per rubare qualche voto ai delusi dall’atteggiamento troppo debole e diplomatico del presidente del consiglio. Il motto di questi simpatizzanti è “guai ai vinti”, quindi…..
E’ una battaglia politica che non conosce ostacoli. Tajani ha rivoluto sul palco del trentennale Gianni Letta, il consigliori di Silvio, che ha acceso gli animi e fatto commuovere coloro che pensavano al passato. “Sull’esempio di Silvio” rimarremo sempre un grande partito”, ha esclamato. Ma a chi lo pregava di presentarsi come candidato alle europee ha risposto con il solito garbo: “Per favore, tenetemi fuori dalla politica”.
Anche per questa festa il Carroccio ha sfogliato la margherita: torniamo alla vecchia Lega Nord o continuiamo a sperare facendo gli scongiuri?” Matteo sa che per lui il voto di giugno sarà determinante, perché se la Lega dovesse superare il quattro per cento, ma diventare fanalino di coda le sue ore, probabilmente, sarebbero contate.
E’ la sola Giorgia nel centro destra o nel destra centro ad essere tranquilla e sicura. “Gli italiani sono con lei”, ripetono i suoi più stretti collaboratori. “Solo chi semina vento raccoglie tempesta”, dicono convinti.