ROMA - La scorsa settimana la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha avviato, in sede redigente, l’esame di due ddl sul riacquisto della cittadinanza italiana presentati dalla senatrice Pd Francesca La Marca: il primo per riconoscerla alle donne che l'hanno perduta a seguito di matrimonio con cittadini stranieri contratto prima del 1° gennaio 1948; il secondo per riaprire i termini per il riacquisto da parte di chi l’ha persa per naturalizzazione.
Nella seduta di ieri, il relatore e presidente della Commissione Alberto Balboni (FdI) ha illustrato altri due ddl sulla materia che - presentati rispettivamente dal Francesco Giacobbe (Pd) e Roberto Menia (FdI) – verranno discussi congiuntamente a quelli proposti da La Marca.
I termini il riacquisto della cittadinanza per coloro che risiedono all'estero, come previsto dalla legge 91/1992, sono scaduti con l'ultima proroga il 31 dicembre 1997.
Ora, tre dei quattro ddl in esame mirano a riaprire questi termini: Giacobbe, in particolare, propone di riaprire i termini per il riacquisto della cittadinanza italiana per un periodo di due anni, Menia per tre anni, La Marca per quattro.
Il testo di Menia, ha spiegato Balboni, introduce alcune modifiche e integrazioni alla 91/1992, in materia di ricostruzione e acquisto della cittadinanza italiana: “in primo luogo, si stabilisce che il diritto alla cittadinanza è riconosciuto ai soggetti che dimostrino di essere discendenti in linea retta fino al terzo grado di cittadini italiani, nati o residenti in Italia e di conoscere la lingua italiana a livello B1. Per i discendenti di persone di origine italiana oltre il terzo grado è richiesta anche la residenza continuativa in Italia da almeno un anno”. Ulteriori modifiche, ha aggiunto, il relatore, “riguardano i requisiti di conoscenza della lingua italiana per l'acquisizione della cittadinanza, nonché la preclusione, la sospensione e la revoca del riconoscimento della cittadinanza a seguito di violazioni di norme penali particolarmente gravi”.
Il ddl La Marca sull’estensione della cittadinanza italiana alle donne che l'hanno perduta a seguito di matrimonio con cittadini stranieri contratto prima del 1° gennaio 1948, ha ricordato Balboni nella seduta del 24 gennaio, “riconosce il diritto di cittadinanza anche ai figli di queste donne nati anteriormente al 1° gennaio 1948 e ai figli di padri o madri cittadini che hanno perduto la cittadinanza per ragioni di lavoro all'estero, anche se nati prima del 1° gennaio 1948”. Il ddl “introduce una specifica procedura per il riconoscimento dello status di cittadino italiano ai predetti aventi diritto, che prevede la presentazione di una dichiarazione al sindaco del Comune di residenza o alla competente autorità consolare”.