di BRUNO TUCCI
“Eh, no: questa Rai non può essere una Telemeloni e basta”. Quindi si deve organizzare una manifestazione, un qualcosa che deve far comprendere all’opinione pubblica quanto sia imbavagliata l’informazione. Che cosa c’è di meglio di un sit-in? E’ di moda: anche gli ambientalisti ne sono attratti.
“Allora, tutti a viale Mazzini per far sentire la nostra voce”. E’ il Pd a parlare così ed a convocare i suoi simpatizzanti, primi fra tutti i giornalisti che hanno molta dimestichezza con il partito democratico. L’appuntamento è nel tardo pomeriggio proprio davanti al cavallo, simbolo della radiotelevisione italiana. “Gliene dobbiamo cantare quattro e dimostrare come lo spoil- sistem è andato oltre il dovuto”.
E’ il 7 febbraio, dove sono i dirigenti, insomma il vertice dell’azienda? Il settimo piano del palazzo (quello che conta) è deserto. E poi molti altri capi struttura sono partiti con un treno organizzato proprio dalla Rai.
Per andare dove? Oddio, a Sanremo dove si celebra un festival che non è più della canzone. E’ solo una passerella per chi vuol apparire e mettersi in mostra. Quasi una gara per accaparrarsi un posto sul palcoscenico del teatro Ariston.
Se ci riesci vuol dire che sei diventato qualcuno per l’opinione pubblica.
Tutto pronto per il sit-in tranne il fatto che il Pd e i loro esponenti di spicco avevano forse dimenticato che questa era la settimana per cui il Paese si ferma o quasi per vedere Amadeus e la sua coorte. Dunque, un flop: uno sparuto gruppo di persone che erano venute per suonare e sono tornate a casa suonate. Naturalmente, in prima fila non mancava Elly Schlein, la segretaria, che invano si era rivolta a Giuseppe Conte perché partecipasse anche lui, magari con qualche altro big dei 5Stelle.
Per dirla tutta, pure i simpatizzanti Rai della destra avevano voluto prendere in contropiede il pd anticipando l’appuntamento.
Parlare di un flop è superfluo: non si vuol capire che di simili proteste alla gente non frega un bel niente. Si polemizzi invece per il carrello della spesa che aumenta, dell’inflazione che non dà pace, per la difficoltà di molte famiglie che non sanno come mettere insieme il pranzo con la cena.
Un altro schiaffo per Elly questa finta messinscena di Viale Mazzini? Di certo la numero uno di via del Nazareno non esce indenne dalla brutta figura del sit-in. Ma nel Pd c’è chi si rammarica e si batte il petto e c’è invece chi, sottobanco, gioisce perché non ne può più di questo dirizzone del partito sempre più attratto dalla sinistra.
I moderati, insomma, sono ben felici che la manifestazione non sia andata bene perché alla prossima riunione del partito potranno dire e confermare che la cosiddetta rivoluzione della Schlein si è fermata pochi metri dopo la partenza.
Non è oggi il momento della crisi, quella la si potrà gridare dopo le elezioni regionali se il voto non dovesse andare come la segretaria spera.
Un primo ostacolo è rappresentato dall’alleanza con i 5Stelle. Giuseppe Conte è sempre più sibillino. All’apparenza fa quasi finta di dire si, ma in verità non ci pensa nemmeno ad accordarsi con la Schlein perché il vero capo della sinistra e quindi dell’opposizione vuole essere lui.
C’è una piccola speranza che alla vigilia della consultazione finalmente i due gruppi possano stringere un patto e presentarsi uniti all’elezioni regionali?
Ci credono in pochi e chi non è dalla parte della segretaria sta già affilando i coltelli e, soprattutto, cercare un nome di prestigio che possa dare al partito quella identità che con Elly è sparita.
Non è con i sit-in davanti al palazzo della Rai che si raggiungono i risultati sperati, cioè quelli che potrebbero combattere l’attuale strapotere della destra.
Ci vuole ben altro, non se ne rende conto il vertice di via del Nazareno? Se si risponde Ok, bisogna correre ai ripari ed in questo periodo che ci divide dalle elezioni regionali si vada alla ricerca di una via che possa ridare al Pd quel prestigio che merita.