di GRAZIA NAPOLI
Il Gip Anna Maria Gavoni ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Roma in merito all'inchiesta sulla morte di Luca Ventre, il 35enne italiano che entrò nell'ambasciata italiana in Uruguay scavalcando il cancello, venne strangolato da uno dei vigilantes che lo bloccò nel cortile della sede diplomatica.
Recepite dunque le obiezioni della difesa rappresentata dall'avvocato Fabio Anselmo, secondo cui il procedimento è ammissibile penalmente in quanto i fatti si sono svolti nel cortile dell'ambasciata a Montevideo, dunque su suolo italiano. La procura riteneva non si potesse procedere perché il poliziotto indagato non era mai stato in Italia. Per il gip è invece necessario che il pm completi l'indagine con l'iscrizione nel registro degli indagati del vigilante, che compare nel video insieme al poliziotto. Ci sarebbero infatti delle incongruenze nella ricostruzione delle e sul ruolo avuto dai due. Al pm si chiede anche di attivarsi per la rogatoria internazionale e di disporre nuovi accertamenti sui tabulati telefonici dell'ambasciata.
Luca Ventre il giorno di capodanno del 2021 scavalcò la recinzione dell'ambasciata e fu fermato e immobilizzato da un poliziotto che gli strinse il collo per molti minuti. Intervenne poi un vigilante. Portato in ospedale morì poco dopo. L'autopsia ha poi accertato la morte per asfissia. La famiglia - che in questo momento affida le proprie dichiarazioni allo studio legale che l'assiste - ha sempre lamentato l'assenza delle istituzioni italiane sul caso. Forte invece mobilitazione popolare. In Basilicata, a Senise un comitato civico chiede verità per Luca.