MILANO – Un clic di troppo su un banner mentre navighi e il servizio aggiuntivo non richiesto a pagamento scatta. Per questo la procura di Milano, servendosi del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche di Roma della Guardia di Finanza e del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Milano e alla Squadra Reati Informatici della Procura di Milano ha dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip di Milano nei confronti di “Tim” e di società Csp (Confent Service Provider)/Hub tecnologici per un ammontare complessivo di 322 milioni di euro (248,9 a Tim), “quale profitto del reato di frode informatica commessa in danno dei consumatori mediante illecite attivazioni di servizi premium cosiddetti Vas (Value Added Service)”. Gli indagati, per il reato di frode informatica, sono 23 persone appartenenti alle diverse società coinvolte.
Il provvedimento arriva dopo le indagini- coordinate dal IV Dipartimento della Procura della Repubblica di Milano e condotte da militari specializzati della Guardia di Finanza- condotte con perquisizioni, ispezioni informatiche e innovative tecniche di analisi per ricostruire i passaggi attraverso i quali gli utenti dell’operatore telefonico TIM si sono visti addebitare, per il periodo 2017/2020, importi non dovuti per attivazioni indebite dei Servizi a valore aggiunto (VAS) sul proprio dispositivo mobile.
Le investigazioni, spiega il procuratore capo meneghino, Marcello viola, hanno rivelato come “fosse sufficiente visitare una pagina web o consultare un’app con il proprio cellulare, talvolta con l’inganno di fraudolenti banner pubblicitari e, senza far nulla (c.d. “0-Click’), per ritrovarsi istantaneamente abbonati a servizi che prevedono il pagamento di un canone settimanale o mensile. Un business da svariati milioni di euro che ha tratto ulteriore profitto anche dalle attivazioni dei servizi VAS sulle connessioni mobili usate tra macchine per lo scambio di dati, senza intervento umano (le cosiddette machine to machine, M2M, ad esempio gli impianti di allarme, domotica, ecc.). Oltre al maxisequestro da 250 milioni a Tim, altri 8,6 milioni sono stati sequestrati a Engineering Ingegneria Informatica Spa; 7,9 milioni di euro nei confronti di Reply Spa; 1,12 milioni di euro nei confronti della società Bordebuzz (CSP); 1,43 milioni di euro nei confronti della società Digirain (CSP); 53,9 milioni di euro nei confronti del CSP spagnolo Telecoming S.A. per il tramite dell’autorità giudiziaria spagnola.
L’indagine, spiega ancora la procura di Milano, trae origine da precedenti indagini dalle quali era emerso analogo sistema di frode dell’operatore telefonico WindTre con il coinvolgimento di alcune società CSP. A Windtre era stato effettuato un sequestro preventivo per un ammontare di oltre 23 milioni di euro.