La sempre più probabile candidatura del presidente Stefano Bonaccini alle Europee apre ufficialmente, in Emilia-Romagna, la lotta per la successione.
In realtà le grandi manovre sotterranee sono in corso da tempo visto che a inizio 2025, al netto di un'improbabile introduzione della possibilità di un terzo mandato, Bonaccini avrebbe comunque dovuto terminare la propria esperienza
Se la candidatura al Parlamento Europeo (e la conseguente scontata elezione) dovesse concretizzarsi, la partita avrebbe un'inevitabile accelerazione. Legge regionale alla mano la legislatura potrebbe terminare, sotto la guida della vicepresidente Irene Priolo, anche a scadenza naturale, ma la prudenza politica potrebbe consigliare al Pd di anticipare di qualche mese le elezioni, anche per non sottoporsi al prevedibile fuoco di sbarramento dell'opposizione: lo scenario più probabile, quindi, è che in Emilia-Romagna si finisca per votare nell'autunno di quest'anno, una sorta di rivincita dopo le Europee e ultimo appuntamento di un fittissimo calendario elettorale.
Il Pd (insieme al campo più o meno largo che riuscirà ad aggregare) non può permettersi di perdere la propria regione simbolo: al momento i due nomi in pole position sono la stessa Priolo e il sindaco di Ravenna, Michele de Pascale che dovrebbe però interrompere anticipatamente il proprio mandato. Se questo duello dovesse inasprirsi troppo, potrebbero uscire nomi di mediazione, come l'assessore al Lavoro, ex Cgil, Vincenzo Colla o altri aspiranti che al momento rimangono al coperto.
È facile prevedere che non sarà una partita né breve né e indolore e, in ogni caso non sarà giocata solo in ambito locale: sia perché è la Regione della segretaria Elly Schlein, sia perché, indipendentemente da chi lo guida, per il Pd l'Emilia-Romagna non può, per mille ragioni, essere considerata una regione come le altre.
Una chiave di volta imprescindibile, e non solo per la presenza in lista del presidente uscente Stefano Bonaccini, sarà, ovviamente, il risultato delle europee. Lo sarà per il centrosinistra, ma lo sarà anche per il centrodestra che, per ragioni opposte e speculari, tenterà la storica impresa di conquistare una regione dove non ha mai governato. Anche se la candidatura di Bonaccini alle europee non è stata ancora annunciata né confermata, gli attacchi di esponenti del centrodestra al "capitano che scende dalla nave" sono già cominciati.
Qui il parco dei pretendenti è più sguarnito: dopo che nelle ultime due occasioni il candidato presidente è stato espresso dalla Lega, Fratelli d'Italia reclama il proprio turno. Galeazzo Bignami, viceministro e plenipotenziario del partito in regione, si è in più occasioni chiamato fuori. Anche in questo caso però molto dipenderà dagli equilibri nazionali. Se le regionali in Emilia-Romagna saranno la rivincita delle europee, saranno infatti pure l'antipasto delle regionali in Veneto che metteranno fine all'epoca di Luca Zaia, con un dibattito dentro il centrodestra che avrà una temperatura decisamente più alta.