di ENRICO PIRONDINI

Tre grandi leader nella bufera, tre troni che vacillano. Tre storie sorprendenti, per certi versi imprevedibili, almeno nella  loro misura. Al centro tre figure di questo momento storico. In ordine alfabetico: Erdogan, Netanyau e Ursula. Vediamo.

Erdogan, il sultano sconfitto dai laici

La sconfitta elettorale  nelle grandi città della Turchia alle Amministrative di Pasqua sono più di un campanello d’allarme. Sono il segnale che il capolinea si avvicina. Il partito conservatore, da lui fondato sui binari dell’Islam politico, non è più il primo partito del Paese. E fra 4 anni ci sono le presidenziali. Ma Erdogan si aggrappa ad una certezza: non c’è turco che non auspichi il ritorno a una “ grandeur” ottomana e il presidente fa leva su questo auspicio collettivo per espandere la sua influenza in Asia e nel Mediterraneo e superare così la bufera di questi giorni.

Netanyau e i suoi continui errori

L’ultimo “tragico errore” ( parole del premier) – i setti volontari uccisi in un raid di Tel Aviv – ha suscitato uno sdegno in tutto l’Occidente per la morte degli operatori umanitari della Ong dello chef Josè Andres. Lui, Netanyau, continua ad assicurare: “Faremo di tutto perché non accada mai più”. Intanto l’Ong ha sospeso la distribuzione di aiuti a Gaza e a Gerusalemme divampa la protesta contro il Governo. In più l’Iran minaccia dopo la strage a Damasco che ha colpito il più alto ufficiale dei Pasdaran. L’Iran si è già messa in moto: attaccata una base militare americana in Siria dopo la tregua di febbraio. Cresce la tensione tra Tel Aviv e Teheran. Monta l’ira di Khamenei: “Vi puniremo”. Ma il Mossad non arretra. Ha messo nel mirino altri militari iraniani. Ma per la prima volta da quando è iniziata l’invasione della Striscia, Israele sembra sulla difensiva. L’ondata di sconcerto che sta attraversando l’Occidente ha lasciato una ferita profonda.

Ursula e le ombre dei vaccini anti-Covid

Ursula Von der Leyen, 65 anni, presidente in scadenza della Commissione Ue, è indagata dalla Procura Europea su accuse di presunti illeciti penali in relazione ai negoziati sui vaccini; negoziati intercorsi tra Ursula e l’Ad di Pfizer, Albert Bourla. L’indagine era stata aperta dalle autorità giudiziarie della città di Liegi all’inizio del 2023 dopo una denuncia presentata dal lobbista locale Frederic Baldan. In seguito si sono uniti nella denuncia i governi ungherese e polacco. La Commissione Ue si è sempre rifiutata di rendere noto il contenuto dei messaggi che hanno permesso l’acquisto di 1,8 miliardi di dosi di vaccino anti Covid per un totale di 20 miliardi di euro. Ursula potrebbe non essere riconfermata. Bis in bilico. Adesso spunta persino l’ipotesi Metsola e sullo sfondo c’è  la suggestione Mario Draghi.