Gente d'Italia

CALZONA, l’uomo solo al comando di un Napoli perduto

di MIMMO CARRATELLI

Un uomo solo al comando. Ecco che cosa è diventato Francesco “Ciccio” Calzona nell’estate di due anni fa. Marek Hamsik, che aveva conosciuto Calzona nei tre anni in cui era stato il vice di Sarri al Napoli, lo propone alla Federcalcio slovacca, commissario tecnico della nazionale nel 2022 dopo nove anni e 447 partite da vice, da tattico e da collaboratore tecnico con Sarri, Di Francesco, Spalletti nei campionati italiani, dai Dilettanti alla serie A.

È la nuova vita di Francesco Calzona che da Bratislava diventa il numero uno in panchina anche in una squadra di club, il Napoli, a febbraio di quest’anno dopo l’esonero di Mazzarri.

Porta la Slovacchia alla fase finale del prossimo Europeo in Germania, seconda nel girone di qualificazione vinto dal Portogallo perdendo solo con la formazione lusitana e battendo Bosnia, Lussemburgo, Islanda, Liechtenstein.

La libera rappresentativa slovacca dal gioco scanzonato affidato alle prodezze dei singoli, il delizioso Hamsik su tutti finché è stato in campo, Juraj Kucka il panzer dello Slovan, il difensore Peter Pekarik tra gli assi dell’Hertha Berlino, il centravanti Robert Vittek, impara con Calzona a governare il gioco, a gestire le partite, a “conoscere” gli avversari. Insomma, con Calzona arriva la tattica.

Non c’era ancora Calzona, ma la Slovacchia guidata da Weiss fece fuori l’Italia di Lippi al Mondiale in Sudafrica, giugno 2010, due gol di Vittek.

In Germania, Calzona dovrà vedersela nel girone con Belgio, Romania e Ucraina. Due mesi prima, con Napoli-Lecce, ultima di campionato, 26 maggio, avrà firmato, nella sua permanenza a Castelvolturno, 14 partite di campionato più le due gare col Barcellona. In attesa di “pesare” i risultati da qui a maggio del “ragazzo di Calabria”, 56 anni, di Vibo Valentia, il più famoso calabrese nello sport dopo il siepista Panetta di Siderno, si discute sulla panchina azzurra per il prossimo anno. De Laurentiis chiuderà con Calzona, com’era nei patti.

La mancata qualificazione alla prossima Champions (quinto posto), obiettivo minimo fallito in una stagione totalmente negativa, ha forzato il destino del tecnico calabrese, a prescindere dall’accordo con De Laurentiis di guidare il Napoli fino a maggio.

La qualificazione alla Champions avrebbe probabilmente dato a Calzona qualche chance di rimanere sulla panchina azzurra. L’impresa era ardua. Calzona è partito ad handicap, nove punti lontano dal quinto posto, il lascito di Mazzarri.

Il tonfo con l’Atalanta al Maradona è stata la sentenza definitiva che ha estromesso il Napoli dalla corsa-Champions.

Prima del disastro con la squadra bergamasca, De Laurentiis ha valutato le qualità di Calzona, la sua incidenza sulla squadra, il lavoro sul campo, la conoscenza dei giocatori e dell’ambiente maturata negli anni con Sarri e Spalletti per decidere se scommettere sul tecnico calabrese, come fece con Sarri, poi per la prossima stagione ha optato per una scelta da prima pagina per tenere buona la piazza e mettersi egli stesso al riparo.

De Laurentiis deve valutare quale sarebbe il miglior tecnico in vista dell’ormai scontata rivoluzione della squadra senza Osimhen, un allenatore che prima di tutto dovrà “costruire” il nuovo Napoli fissandone gli obiettivi, quello essenziale rimanendo la qualificazione in Champions, quindi una squadra da primi quattro posti.

Il problema del Napoli futuro è più vasto, non riguarda solo la panchina, ma anche l’ingaggio di un direttore sportivo di grande esperienza e personalità per agire sul mercato. Se non arriveranno i giocatori necessari al rilancio della squadra, nessun allenatore varrà la zona Champions ma, senza la partecipazione al massimo torneo europeo, sarà difficile attrarre giocatori di un certo livello.

Calzona ha lavorato col sostegno del preparatore atletico Francesco Sinatti, protagonista dello scudetto con Spalletti, ritornato nel Napoli per ricostruire e rilanciare la condizione fisica della squadra. Calzona aspetta la decisione finale di De Laurentiis. Ha sempre in dote la panchina della Slovacchia. È un uomo deciso, ma tranquillo e non forzerà gli eventi. Qualità notevole nel vulcanico clima partenopeo.

A Calzona si riconosce la capacità di preparare la squadra, di esaltarne il rendimento, di lavorare molto sulla tattica. Le critiche riguardano la gestione della partita e i cambi. Si dice sbrigativamente: non “vede” la partita, non ha il guizzo, l’istinto, la sensibilità di variare il corso del match con una diversa disposizione della squadra e, nei cambi, fa come Sarri, ruolo su ruolo, mai una digressione dall’impostazione iniziale. Non fa mai una “mossa” rivoluzionaria.

Persona schietta, semplice e diretto nelle conferenze-stampa, è stato presentato con prudenza da De Laurentiis: “Diamo il benvenuto a Calzona e cerchiamo di aiutarlo. Se è una scelta intelligente vedremo, il tempo è galantuomo”. Poco entusiasmo, visti i patimenti col Napoli di Mazzarri, qualche remora velata sul successo della scelta.

Calzona entra nel Napoli parlando poco e soprattutto allenando poco per gli impegni ravvicinati, subito sei partite in venti giorni, e il lavoro con la nazionale slovacca. Esce dalla Champions nel doppio confronto col Barcellona. In campionato, la goleada sul campo del Sassuolo e la vittoria sulla Juventus in un match con l’aiuto della buona sorte, i pareggi di Cagliari e contro il Torino.

Calzona non parte di slancio, ma sembra che il suo Napoli riacquisti una migliore tenuta di squadra, non si sfarina più se va sotto, reagisce, lotta, riprende certe linee di gioco che erano della formazione campione d’Italia pur non potendo contare sul migliore Osimhen e sul migliore Anguissa reduci dalla Coppa d’Africa.

Errori individuali compromettono alcuni risultati, i problemi maggiori sono in difesa. Restano una incognita i sette acquisti fra l’estate e la sessione invernale, l’unico elemento valido sembra Ngonge, pallide prestazioni di Traorè, accantonati Natan e Dendoncker, sparisce Mazzocchi, poca cosa Cajuste, mai testate le potenzialità di Lindstrom.

Molti si chiedono se il tecnico calabrese abbia la piena personalità da allenatore una volta uscito dal ruolo di vice. Questo si è chiesto soprattutto De Laurentiis. La mazzata della sconfitta con l’Atalanta al Maradona, col Napoli annichilito dalla squadra bergamasca, ha messo fine a ogni incertezza e illusione. Calzona lascerà il Napoli a fine campionato.

Sono sempre in ballo i nomi di Antonio Conte, Vincenzo Italiano, Palladino, anche Pecchia sponsorizzato da Benitez che l’ha avuto da vice nei due anni al Napoli e al Real Madrid, oggi in testa alla serie B col Parma.

Italiano, che ha già annunciato l’addio alla Fiorentina, sembra in pole-position. Ama il gioco offensivo come piace a De Laurentiis, ma non ha un carattere facile e allena in serie A da quattro anni, a Firenze dopo il “miracolo” con lo Spezia. Con la Fiorentina ha centrato un settimo e un ottavo posto, in questo campionato è sullo stesso livello.

La “piazza” napoletana è piuttosto tiepida sull’arrivo di Italiano. Non tramonta la soluzione Pioli che ha rilanciato un Milan profondamente rinnovato con sette acquisti. Sono nomi che non scaldano la tifoseria azzurra.

De Laurentiis, che ha sbagliato tutto quest’anno, preferirebbe avere Conte, paravento ideale, perché se il Napoli fallisse con Conte, che è il massimo, la colpa sarebbe dell’allenatore, se fallisse con altri tecnici la colpa sarebbe della scelta di De Laurentiis. Avere Conte non è facile, a parte le alte pretese economiche del tecnico leccese e il suo ruolo di leader assoluto che metterebbe all’angolo De Laurentiis. La mancata qualificazione in Champions sembra decisiva per escluderlo alla guida del Napoli.

Ogni decisione di De Laurentiis è a rischio dopo il clamoroso tonfo di quest’anno. Non si capisce, poi, se gli acquisti di cui si parla (gli attaccanti David e Gimenez, non escludendo Zirkzee, i difensori Buongiorno e Hancko, i centrocampisti Sudakov e Goretzka) siano iniziativa esclusiva del presidente oppure concertati con direttori sportivi e tecnici qualificati (quali?).

Potrebbe profilarsi un problema-Osimhen: dopo la stagione non brillante del nigeriano, non sarà facile piazzarlo a 130 milioni. Ci sarà innanzi tutto da ricostruire l’intera difesa.

A parte i giocatori nel mirino, qual è il progetto per il nuovo Napoli? Le scelte di De Laurentiis sono ad alto rischio. La prossima stagione, senza Osimhen e con una squadra rivoluzionata, si annuncia come un salto nel buio.

Chi prenderà il posto di Calzona avrà un compito molto duro con un Napoli che non avrà più nulla della squadra dello scudetto, dissoltosi nel peggiore dei modi. Una squadra tutta da rifondare.

A Napoli si teme che il peggio deve ancora venire. L’anno prossimo è un buco nero.

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