di ENRICO PIRONDINI
Papa Francesco ha detto stop. Ha ribadito il suo giudizio negativo su tanti temi delicati e spesso divisivi. E ha affidato il suo giudizio ad un documento – Dignitas Infinita – pubblicato in settimana dalla Santa Sede attraverso il Dicastero per la Dottrina della Fede in occasione dei 75 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Nella dichiarazione si ribadisce la condanna dell’aborto, della eutanasia, suicidio assistito, maternità surrogata (“lede gravemente la dignità della donna e del figlio, ridotto a mero oggetto, e andrebbe proibita a livello universale”).
No secco alla teoria gender considerata “pericolosissima perché cancella le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali”. Spiega poi perché nei confronti delle persone omosessuali va evitato “ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza”, denunciando “come contrario alla dignità umana“, il fatto che in alcuni luoghi persone “vengano incarcerate, torturate, e perfino private della vita unicamente per il proprio orientamento sessuale. Cambio di sesso sì, ma solo in caso di anomalie”. Detto ciò, parliamone.
È RISCHIOSO EQUIPARARE I PECCATI AI REATI – Sia detto sommessamente. Concordo con lo scrittore Michele Brambilla: è rischioso sempre. Lo faceva Savonarola e fu scomunicato; lo faceva Calvino nella sua Ginevra e lo fanno ancora oggi nelle teocrazie. Oggi la Chiesa Cattolica fa la chiesa. Equiparare i peccati ai reati è rischioso anche perché, non sempre quello che per la Chiesa è peccato deve essere anche un reato per lo Stato, e viceversa.
LE SENSIBILITÀ SONO CAMBIATE – Sono cambiate le sensibilità sia quelle laiche sia quelle di fede. Ci sta che l’aborto sia vissuto “come una tragedia, che l’ideologia gender sia assurda, che l’utero in affitto sia un mix fra egoismo e sfruttamento”, come dice Brambilla. Ma giudicare è comunque difficile.
UNA DOTTRINA GIÀ ELABORATA IN PASSATO – Il documento “Dignitas Infinita” non è un documento totalmente nuovo. Né poteva esserlo. La chiesa si era già espressa ai tempi di Giovanni Paolo e Papa Ratzinger. Dunque il Vaticano è di nuovo corso ai ripari con una dichiarazione semmai di respiro molto più ampio. Un testo che interpreta tutte le questioni bioetiche – oggi più che mai al centro delle attenzioni sociali – ma nella prospettiva della dignità umana. Una prospettiva che suona anche come una specie di frenata rispetto alle aperture che hanno marcato i primi anni di pontificato.
LA STRATEGIA DEI DIVIETI È DIVISIVA – Dice Marco Cappato, della associazione Luca Coscioni: ”La strategia dei divieti assoluti, il rifiuto di distinguere tra condizioni di sfruttamento e violenza, da una parte, è libero esercizio della libertà individuale; dall’altra ottiene in realtà l’effetto opposto di quello propagandato: è proprio nella clandestinità che la dignità della persona è più facilmente violata e offesa nel momento delle esperienze più difficili della vita”. Concludendo: il documento del Vaticano è destinato a far parlare ancora.