di BRUNO TUCCI
Elezioni europee, fra i candidati che aspirano a diventare parlamentari europei appaiono i nomi di diversi giornalisti. I più noti sono Lucia Annunziata e Marco Tarquinio. La prima dimessasi dalla Rai perché non avrebbe voluto essere “una Telemeloni”, aveva giurato un paio di mesi fa che non si sarebbe mai presentata alle europee. Eccola, invece, nelle liste del Pd, con la volontà di vincere, lei donna del Sud, proprio in quel Mezzogiorno che non ha mai dimenticato.
Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire, ha dovuto superare diversi ostacoli perché, su determinati argomenti di non poco conto, non era in sintonia con i dem. C’è voluta tutta la buona volontà di Elly Schlein per riuscire a convincere i più riottosi che lo respingevano.
Non è questo, comunque, il problema che vogliamo affrontare. Ognuno è libero di entrare nell’agone politico schierandosi da una parte o dall’altra secondo i propri convincimenti. Quello che ci preme sottolineare è il ruolo che un giornalista non può dimenticare dovunque voglia andare. Spesso sui quotidiani di peso o nei talk show più seguiti, si parla dei magistrati che diventano parlamentari per poi- una volta usciti da Montecitorio o da Palazzo Madama- tornare ad essere gli uomini o le donne di una volta. Insomma, ad essere giudici. Con quale credibilità se un giorno dovessero emettere un verdetto nei confronti di una persona che ha magari militato nello stesso schieramento politico? Verrebbe meno il sacrosanto principio della terzietà che non può mai finire nel dimenticatoio.
Sono stati pubblicati una infinità di articoli di commentatori esperti nel ramo, i quali si schieravano contro questa che sarebbe potuta diventare un’abitudine. A scrivere e sostenere queste opinioni erano naturalmente giornalisti, non tutti per carità, ma una buona parte. Vorremmo aggiungere “a ragione” per il semplice motivo che si deve essere obbligatoriamente “terzi” quando si deve valutare un fatto. Cioè, agire in aperta libertà senza ostacoli di nessun genere.
Se mi è consentita una esperienza di carattere personale, posso dire che questo principio non l’ho mai dimenticato quando sono stato per diversi anni presidente dell’Ordine dei giornalisti. E come me la pensavano i nove colleghi che facevano parte del consiglio. Il preambolo è stato necessario per esprimere un giudizio che deve essere sempre seguito da chi ha il dovere di informare. La verità, innanzitutto, predominante in qualsiasi circostanza.
Ecco, dunque, qual è il parere (fortunatamente) di una grande percentuale di giornalisti che da anni sono impegnati in questa difficile e delicata professione. Se si è scelta la strada della politica questa deve essere a senso unico, un viaggio di sola andata. Per spiegarsi meglio, i colleghi che hanno voluto tentare la scalata per diventare parlamentari non possono fare una pericolosa retromarcia quando non avranno più l’incarico politico. Ci metteremmo nella stessa situazione di quei magistrati che abbiamo criticato con i nostri articoli.
Infatti, tornati indietro, come potremmo metterci davanti al computer se abbiamo abbracciato per qualche tempo una ideologia di destra o di sinistra? In specie se l’argomento di cui dovremmo occuparci ha un carattere prettamente politico. Per non tirarla alle lunghe mandiamo il nostro affettuoso in bocca al lupo a tutti quei colleghi che si sono candidati per conquistare una poltrona nel parlamento europeo, ma ricordiamogli che tornare indietro deve avere regole che non possono essere violate.