Signora Ambasciatrice,
Signor Console Generale,
Signor Ambasciatore alle Nazioni Unite,
Autorità,
Care italiane e cari italiani,
è per me forte l’emozione di tornare, dopo 8 anni, e incontrare di nuovo rappresentanti della collettività italiana che qui risiedono.
È un gran piacere questo incontro di cui vi sono grato, di poterlo fare insieme a mia figlia, al Viceministro degli Esteri, che mi accompagna, alla delegazione che mi accompagna da Roma.
La vostra comunità, questa collettività italiana, ha tanto contribuito, e tanto contribuisce, al continuo sviluppo di questa realtà.
Questa città costituisce il cuore pulsante degli Stati Uniti. È un avamposto incredibile di progresso per il mondo intero, che qui guarda costantemente: per la sua capacità di anticipare i tempi; per essere, ormai da quasi un secolo, centro straordinario di tolleranza, irradiazione di culture e di innovazione.
New York rappresenta un esperimento unico di integrazione multiculturale, multietnica, e multilinguistica.
Vorrei però ribadire, in primo luogo, la mia grande soddisfazione per questo incontro con la collettività italiana.
Per gli italiani arrivati qui a partire dalla fine del XIX secolo non sempre è stato facile; direi anzi che la laboriosità che li ha contraddistinti è stata accompagnata da sacrifici notevoli.
Sacrifici ripagati dai riconoscimenti in ogni ambito della vita di questo grande Paese.
L’immagine dell’Italia negli Stati Uniti è articolata e ricca di sfaccettature, e non potrebbe essere altrimenti.
Ad essa concorrono, nell’immaginario di questa grande nazione, grandi esploratori come Cristoforo Colombo, come Giovanni da Verrazzano, di cui ricorrono quest’anno i cinquecento anni dallo sbarco nella baia di Hudson.
Vi contribuiscono, in tempi più recenti, anche numerosissime personalità distintesi nel campo della cultura, delle arti, dell’imprenditoria.
Tengo a ricordare il ruolo che in questo proficuo scambio fra Italia e Stati Uniti hanno da sempre svolto le Università e quei fenomeni di migrazione intellettuale transnazionale, in tanti posti nel mondo, di carattere culturale, che costituiscono fattore di arricchimento reciproco.
Ad Harvard trovò ospitalità Gaetano Salvemini durante gli anni dell’esilio dal regime fascista. Enrico Fermi, prima di recarsi a Chicago, insegnò alla Columbia, dove insegnano e studiano circa 180 fra professori e ricercatori italiani, e che ospita l’Italian Academy, che auspico sappia sempre essere punto di riferimento attivo per la cultura europea e italiana in questo angolo degli Stati Uniti.
Si tratta di un patrimonio di cui dobbiamo andare particolarmente fieri in un periodo in cui la collaborazione fra Atenei - così importante per costruire ponti di dialogo e luoghi di libero dibattito - viene messa in discussione, nel contesto di crescenti tensioni internazionali.
Alle nuove generazioni italiane e italiani che scelgono di vivere negli Stati Uniti si prospetta un’esperienza unica. Fare tesoro del privilegio di vivere fra “due mondi e fra due culture”, potendo avvalersi della Patria di origine e di quella che li ospita.
Nel vostro impegno quotidiano, in una realtà affascinante e purtuttavia non priva di difficoltà, sapete di poter contare sulle istituzioni della Repubblica italiana, a cominciare dalla Rete diplomatico-consolare.
Care italiane e cari italiani,
è questa anche l'occasione per celebrare oggi la vita di un’Associazione come GEI, Gruppo Esponenti Italiani - che quest’anno festeggia – come è stato poc’anzi ricordato - il cinquantesimo anniversario, segno di profonde radici, di vitalità e di prestigio riconosciuto nel mondo economico-finanziario, imprenditoriale e delle professioni di questa città.
Mi congratulo e, insieme, ringrazio il suo Presidente Mario Platero, il Vicepresidente Daniele Bodini, i membri del Consiglio, che hanno voluto - come già accadde per i miei predecessori, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano - conferirmi il riconoscimento del GEI Award.
Sono riconoscente per questo gesto che conferma i sentimenti di attaccamento della comunità italo-americana di New York alla madrepatria.
Prima di concludere, vorrei aggiungere i miei espressi e pubblici auguri a Stella Levi per il suo compleanno e per la sua figura, con grande affetto da parte di tutti.
Rinnovo quindi a tutti voi, in conclusione, il saluto più cordiale, unito all’apprezzamento per l’opera meritoria che compite – ognuno in modo diverso, ma altrettanto efficace – per consolidare il già fortissimo vincolo di amicizia che lega - e legherà sempre - Italia e Stati Uniti.