Questa volta è davvero finita, Massimiliano Allegri non è più l'allenatore della Juventus.

E, per uno scherzo del destino, il divorzio cade ancora una volta al 17 di maggio: era successo nel 2019, è capitato di nuovo nel 2024.

Rispetto alla prima separazione, però, oggi i rapporti tra il tecnico e la dirigenza del club non sono idilliaci come all'epoca, anzi.

E la nota della società conferma che i risultati sportivi c'entrano poco o nulla con la decisione di divorziare dall'allenatore, a un anno dalla scadenza di un contratto che vale sette milioni netti a stagione, più circa due di bonus mentre al lordo, più gli emolumenti dello staff, si sfiorano i 20: "L'esonero fa seguito a taluni comportamenti tenuti durante e dopo la finale di Coppa Italia che la società ha ritenuto non compatibili con i valori della Juventus e con il comportamento che deve tenere chi la rappresenta", spiega la nota ufficiale arrivata in serata.

Per gli ultimi 180 minuti di stagione, contro Bologna e Monza, è pronto Paolo Montero, tecnico dell'Under 19, che dopo essere rientrato dalla trasferta a Frosinone e aver scontato il turno di squalifica guiderà Danilo e compagni verso la sfida al Dall'Ara. L'uruguaiano farà da traghettatore, provando a dare alla squadra quella 'garra' che ha messo in campo per ben nove stagioni tra il 1996 e il 2005. Un difensore arcigno e calcisticamente cattivo, che divenne ben presto un idolo della piazza. Mentre Montero partiva da Frosinone, cominciava la lunga giornata di Massimiliano Allegri: alle 9.30, quando ha varcato i cancelli della Continassa per il primo allenamento dopo la tempesta di Roma.

Pacifici: 'Allegri? Il mondo del calcio deve essere d'esempio'

"Noi tutti che viviamo questo mondo del calcio dobbiamo assumerci la responsabilità di essere d'esempio, in quello che diciamo e nei nostri comportamenti". Lo ha detto il presidente degli arbitri, Carlo Pacifici, interpellato dalla Tgr Abruzzo, a margine dell'inaugurazione dell'evento 'Quarto Tempo' - che si tiene a Lanciano fino a domenica - voluto dalla Lega Nazionale Dilettanti per innovare il calcio di base, parlando del comportamento tenuto dall'allenatore della Juventus, Massimiliano Allegri, al termine della finale di Coppa Italia. "Dobbiamo essere pienamente consapevoli - ha aggiunto - che ogni nostro comportamento può creare una reazione".

Christillin: 'Grata ad Allegri per la guida nella burrasca'

"Sono grata a Massimiliano Allegri per tutto quello che ha fatto con e per la Juventus, sia dal punto di vista sportivo, sia per aver affrontato, con responsabilità e fermezza, un anno difficile come quello passato, in cui squadra e società si sono trovate ad affrontare un'autentica burrasca". È il commento di una tifosa bianconera vop, Evelina Christillin, in partenza da Bangkok dove ha partecipato al congresso Fifa. "Ora invece, - prosegue - si deve prendere atto di rapporti e situazioni che non trovano più sbocchi di collaborazione possibili, quindi i migliori auguri a Allegri per il suo futuro e alla Juventus per un'auspicata, grande rinascita, come merita la sua storia gloriosa".

Allegri e Vaciago, 'tutto risolto, ristabilita cordialità'

Una seduta breve, circa un'ora, durante la quale la squadra è stata divisa tra chi ha giocato in Coppa Italia contro l'Atalanta e ha effettuato un lavoro di scarico e tutti gli altri, impegnati più intensamente. Fuori del centro sportivo, l'indifferenza: 4-5 tifosi in silenzio, né cori né striscioni. Poi, verso le 13.30, l'allenatore ha lasciato la Continassa e si è diretto non troppo lontano, alla redazione torinese di Tuttosport, il quotidiano diretto da Guido Vaciago.

Poco più tardi è uscita una nota: Allegri e Vaciago "hanno risolto l'incresciosa situazione che li ha riguardati ed hanno definito ogni loro questione con spirito di collaborazione e senso di responsabilità. Allegri si è rammaricato per quanto accaduto mercoledì notte, spiegando che non intendeva affatto minacciare o insultare Guido Vaciago, così si è ristabilito tra loro quel clima di cordialità, distensione e massimo rispetto umano e professionale che sempre vi è stato". La pace è stata suggellata da una stretta di mano e dall'abbraccio con tanto di foto nella redazione del quotidiano torinese, poi per Allegri è arrivato il momento della resa dei conti con la dirigenza.

A metà pomeriggio, intorno alle 16.30, il tecnico è tornato alla Continassa: ad attenderlo c'erano il direttore sportivo, Cristiano Giuntoli, e la dirigenza. Un'ora dopo, ecco il comunicato della società che mette la parola fine al rapporto con Allegri. Già nella Capitale, nell'immediato post-gara di coppa Italia, si era percepito lo strappo tra dirigenza e tecnico, quest'ultimo protagonista di sfuriate e aggressioni tra squadra arbitrale e giornalisti con tanto di squalifica per due giornate e multa di cinquemila euro dal giudice sportivo. E sono proprio quelli i comportamenti ritenuti "non compatibili con i valori della Juventus e con il comportamento che deve tenere chi la rappresenta", ha spiegato dal club. Allegri lascia i bianconeri per la seconda volta dopo otto anni complessivi: nel primo quinquennio ha portato in bacheca cinque scudetti, quattro coppe Italia e due Supercoppe Italiane, mentre dal 2021 ad oggi ha trionfato solo nell'ultima edizione della coppa nazionale. Sono 12 trofei totali e 420 panchine complessive, una storia lunga e appassionata. Ma chiusa nel peggiore dei modi, tra le polemiche e con possibili strascichi. "Come ci hai sempre detto, poche parole... Grazie mister" il saluto social di Fagioli.

 

Il 17 maggio stregato, finisce male l'Allegri bis

Un finale con effetti speciali per la saga dell'Allegri bianconero, epilogo amaro e burrascoso per una storia lunga dieci anni: due cicli, uno vincente, l'altro molto più difficile e sofferto, con l'intermezzo del biennio sabbatico. C'è una singolare coincidenza di data per i due addii così uguali nei tempi e così diversi nei modi: il 17 maggio, lo stesso giorno, oggi come cinque anni fa. Dopo il commiato del 2019, anche quella volta con un anno di anticipo rispetto alla fine del contratto, il tecnico livornese aveva parlato, ricevendo il Tapiro d'oro, di "cinque anni d'amore meravigliosi".

Allegri e la Juve guidata da Andrea Agnelli avevano tentato di prolungare il cammino comune, ma non c'era stata convergenza e allora, in accordo ma non senza amarezza, le strade si erano separate: "Ho espresso il mio pensiero su cosa potesse essere il bene della Juve in futuro - aveva spiegato Allegri il giorno dopo la rottura - e la dirigenza ha fatto le sue valutazioni, decidendo che il prossimo allenatore non fossi più io. Non avevo fatto richieste alla società: ho capito prima che fisiologicamente dovevamo separarci".

Un divorzio restando buoni amici, insomma, dopo un quinquennio ricco di trofei. Risultati che avevano convinto gli scettici, compresi quei tifosi che l'avevano contestato al suo arrivo a Vinovo, allora centro d'allenamento della prima squadra bianconera, quando - il 16 luglio 2014 - l'ex tecnico del Milan era stato chiamato per sostituire Conte dopo il clamoroso addio del tecnico pugliese, Allegri ha proseguito il ciclo di successi, portando la Juve non solo a vincere lo scudetto, ma a un passo dalla conquista della Champions, sfumata nella notte di Berlino dopo avere tenuto testa al Barcellona di Messi, Neymar e Suarez. Un trofeo al quale è arrivato vicino anche due anni dopo, a Cardiff, con la Juve in vantaggio e poi rimontata dal Real Madrid di Cristiano Ronaldo. Un quinquennio con l'en plein di scudetti, quattro coppe Italia, due supercoppe italiane. Poi lo stop e il ritorno nel 2021, a iniziare un triennio che si è rivelato pieno di scogli e difficoltà. con la Juve nella bufera di inchieste, dimissioni del presidente e dell'intero cda, gli infortuni di Chiesa e di Pogba, la squalifica del francese e di Fagioli. Fino all'addio tumultuoso dopo avere centrato gli obiettivi: la qualificazione in Champions e la vittoria Coppa Italia, primo trofeo dopo due anni a secco. Il dodicesimo vinto con la Juventus.

'Grazie Max' o 'esonero giusto', Allegri divide i tifosi

Con lui o contro di lui: con Massimiliano Allegri non ci sono mai state mezze misure. Tantomeno ora che l'ormai celebre hashtag #allegriout, che ha accompagnato per grande parte della stagione i social seguiti dai tifosi della Juventus, è diventato realtà. Pochi secondi dopo l'annuncio della società, è iniziata la pioggia di commenti. Quarantadue minuti dopo erano già cinquemila, solo su Facebook. C'è chi lo ringrazia, usando il termine 'gobbo', storicamente dispregiativo se pronunciato dalle tifoserie avversarie, divenuto però segno di distinzione per la juventinità dell'allenatore livornese. C'è invece chi festeggia, come se la vittoria della Coppa Italia contro l'Atalanta non contasse nulla. Da una parte c'è chi scrive: "Grazie Max. Tre anni complicati dove è successo di tutto. Ma ci hai sempre messo la faccia per noi, per la Juve. In bocca al lupo Max, gobbo vero!".

"È il giorno più bello della mia vita", è una delle repliche. Ma se il tradizionale batti e ribatti social era scontato, non bisogna dimenticare la curva, che su Allegri si è spezzata da tempo. I vari gruppi ultras con toni differenti avevano preso posizione già giorni fa, consapevoli che qualcosa sulla panchina sarebbe cambiato. "Finché mister Allegri siederà sulla panchina della Juve - dicevano i Drughi - noi non lo contesteremo. Laddove vi fosse un cambio di guida tecnica per la prossima stagione, non partiremo prevenuti". I Viking invece sono stati sempre vicini all'allenatore livornese, con tanto di striscioni a lui dedicati. Uno di questi non è stato fatto entrare il 27 aprile contro il Milan. "Voleva essere - dicono gli ultras - sia un supporto al mister per l'attaccamento ai colori bianconeri, che un messaggio giocatori: testa bassa e correre. Non è stato fatto entrare con la motivazione ridicola che gli altri club erano AllegriOut". Altri due gruppi ultras della Sud, Tradizione e Antichi Valori invece erano contro l'allenatore.