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Ma come è possibile che un importante accordo sulla sicurezza sociale firmato sia dall’Italia che dal Cile nel 1998, approvato immediatamente dal parlamento cileno, sia stato dimenticato dai governi e dai parlamenti che da allora si sono succeduti in Italia, e che ora a 25 anni di distanza debba essere nuovamente rinegoziato e rielaborato perché diventato obsoleto?
È ciò che ho chiesto al Governo con una mia interrogazione a risposta scritta denunciando questa indecenza politica e sottolineando la necessità di onorare gli impegni presi con il Cile e soprattutto con le nostre collettività ivi residenti che da tanto tempo aspettano la stipula della convenzione di sicurezza sociale. Questo vuoto normativo non ha consentito a decine di migliaia di cittadini italiani residenti in Cile e di cittadini cileni residenti in Italia di maturare un diritto a prestazione pensionistica sebbene essi abbiano versato i contributi assicurativi in entrambi i Paesi.
Come è noto infatti le convenzioni di sicurezza sociale (che l’Italia ha stipulato in America Latina con Argentina, Brasile, Uruguay e Venezuela ma non con il Cile) garantiscono la parità di trattamento dei lavoratori che si spostano o si sono spostati da un Paese all’altro, l’esportabilità delle prestazioni previdenziali e soprattutto la totalizzazione dei contributi ai fini del perfezionamento dei requisiti contributivi minimi previsti dalle due legislazioni per la maturazione di un diritto a prestazione.
Ho ricordato al Governo che il Ministero degli Affari Esteri italiano nelle scorse legislature aveva più volte ribadito alle mie interrogazioni che erano stati già avviati gli approfondimenti tecnici con il Ministero del Lavoro (ora da me interrogato) e con il Ministero dell’Economia e delle Finanze al fine valutare le modifiche da eventualmente apportare alla convenzione di sicurezza sociale firmata ma non approvata e di stimare in maniera corretta gli oneri finanziari della ratifica e di individuare una adeguata copertura per gli oneri a regime di concerto interministeriale con i Dicasteri competenti per la presentazione della legge di ratifica in Parlamento.
La convenzione consentirebbbe di esercitare una doverosa tutela dei diritti e un rigoroso controllo dei doveri socio-previdenziali di una parte non marginale delle nostre comunità all’estero costituite da anziani che spesso vivono in realtà (come l’America Latina) dove i sistemi di protezione sociale non assicurano livelli di tutela adeguati.
Ho quindi sollecitato questo Governo ad intraprendere iniziative urgenti per onorare gli impegni presi con il Cile al fine di riprendere al più presto i negoziati per quindi stipulare la convenzione di sicurezza sociale e così tutelare finalmente i lavoratori italiani emigrati in Cile ed i lavoratori cileni emigrati in Italia, consentendo a coloro i quali hanno versato contributi nell’Assicurazione generale obbligatoria italiana e nell’assicurazione cilena, anche in anni remoti, di non perdere la contribuzione versata e di maturare un diritto ad una prestazione socio-previdenziale italiana e/o cilena.
Auspico una risposta urgente, concreta e positiva perchè l’accordo con il Cile perfezionerebbe il quadro degli accordi bilaterali di sicurezza sociale stipulati dall’Italia con i maggiori Paesi di emigrazione e da esso deriverebbero importanti benefici, in termini di reciprocità, calcolabili sotto il profilo della tutela previdenziale dei lavoratori nonché di aumento dei redditi e della competitività delle imprese.