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Una donna alla guida del Messico, Sheinbaum favorita

La bandiera del Messico (Depositphotos)

Comunque vada, a guidare il Messico per i prossimi sei anni, sarà una donna.

In testa ai sondaggi per le votazioni che si terranno domenica c'è l'ex sindaca della capitale, la progressista del partito Morena, Claudia Sheinbaum, delfina dell'attuale presidente Andres Manuel Lopez Obrador.

A rincorrerla è Xóchitl Gálvez, la candidata della piattaforma di centro-destra composta dai partiti Azione nazionale, Rivoluzionario istituzionale e Rivoluzione democratica. Mentre più in distanza avanza Jorge Álvarez Máynez, del Movimiento Ciudadano.
In un Paese in cui il maschilismo è ancora profondamente radicato e si ritrova al secondo posto nelle Americhe per i femminicidi (superato solo dal Brasile) un nuovo capo dell'esecutivo donna costituirà di per sé una rivoluzione, con grandi sfide da affrontare.
Claudia Sheinbaum Pardo, 61 anni, è convinta di essere la persona giusta per stare al timone. Nel suo finale di campagna elettorale, in uno Zocalo gremito da mezzo milione di persone, l'ex sindaca ha promesso una gestione nel segno della continuità. "Abbiamo mostrato che con l'onestà e il sostegno a chi possiede di meno, si raggiunge la giustizia sociale e si ottengono risultati in tutti i campi. Oggi c'è meno povertà e disuguaglianza - ha affermato — la crescita economica supera ogni previsione e il Messico ha tra i tassi di disoccupazione più bassi".
Sheinbaum, "figlia del 68" come lei stessa si definisce in un documentario dove racconta la sua storia in prima persona è in testa ai sondaggi con 56,9%. Nata da un chimico e una biologa, la candidata di Morena ha studiato fisica all'Unam, la più importante università pubblica dell'America Latina, dove ha preso anche un dottorato in ingegneria energetica. Il suo interesse per la politica è nato con l'attivismo politico dei genitori, che parteciparono a vari movimenti studenteschi negli anni '60. E nel luglio 2018 è stata la prima donna eletta capo del governo di Città del Messico, dopo aver vinto le elezioni con il 47,08% dei voti.
Ma anche Xóchitl Gálvez, un tempo venditrice ambulante di gelatine e oggi senatrice della repubblica, ritiene di avere la tempra giusta per stare alla testa del Messico. Nata da una famiglia di condizioni modeste nel 1963 a Tepatepec, nello Stato di Hidalgo, Gálvez ha conosciuto presto la ruvidità della vita.
In casa sua non c'erano abbastanza soldi e ancora adolescente andò a vendere prodotti alimentari per strada. I genitori erano discendenti dei popoli nativi del Messico. Suo padre era membro dell'etnia Otomi e sua madre aveva origini simili. E a casa sua si usava il Hñahñu, uno dei dialetti indigeni ancora parlati.
"Voglio essere presidente in modo che le popolazioni indigene possano progredire. Sono l'unica candidata ad avere un reale interesse in questo aspetto", ha detto Galvez durante la sua campagna, chiusa all'Arena di Monterrey, nello Stato di Nuevo Léon. "Restano poche ore dalla grande impresa", ha detto rivolgendosi a circa 20mila persone, pronta a battersi, prima di tornare nella sua città natale.

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