Gente d'Italia

Napoli, dopo il tecnico facciamo la squadra

di MIMMO CARRATELLI

Conte, è fatta. Ma chi sono i giocatori che vuole Conte? Chi rimane e chi parte della “rosa” dei fu campioni d’Italia. Chi arriva? Il possente Lukaku, Chiesa al centro del villaggio di Conte, Buongiorno dopo la buonanotte dello scudetto? Il centravanti del Lilla o il centravanti del Girona? Si rincorrono le voci e di chi ne fa le voci. Occhio alla difesa. La difesa è da rifondare. Pareri disparati e un po’ disperati. È la rivoluzione, bellezza. Il Napoli sarà rivoltato come un calzino. No, il calzino resta, saranno rattoppati i buchi, progetto immediato per tornare in Champions. Ma c’è il progetto più ambizioso di tre anni per puntare allo scudetto.
Conte è un investimento da sessanta milioni. Soffiano impetuosi i venti della riscossa. I sessanta ruggenti, i sessanta urlanti. Il ciclone Aurelio e il tornado Conte. Tempesta shakespeariana. La città del golfo gode, sconvolta dalle novità.
Conte è un boato di approvazione, un sogno di grandezza, è l’uomo che allenerà anche il presidente a fare il presidente senza impicciarsi dello spogliatoio, dei tornanti e dei braccetti, dell’essere dio in ogni luogo azzurro, che barba signore mio, fatti più in là.
Note a margine. Aurelio ha sbagliato solo quattro allenatori, Ventura e Donadoni, Garcia e Calzona, sugli undici della sua pesca fortunata per la panchina azzurra.
Pescò Benitez in una favorevole congiunzione di astri e disastri. Scommise su Sarri. Aveva preso persino Ancelotti, il massimo. Ha puntato su Spalletti sottraendolo agli ozi della sua immensa fattoria ia-ia-o a Montaione dove viveva tra l’asino Ciuki, lo struzzo Blackino, l’alpaca Gaetano e i trionfi di Russia in archivio.
Infine, Aurelio ha inseguito, corteggiato, braccato e catturato Antonio Conte, un diavolo di allenatore che fa le pentole e anche i coperchi. Sarà il parafulmine del presidente.
Aurelio ha scelto un cavallo vincente. Del doman non v’è certezza e, comunque, ad Aurelio non si potrà dire niente, ha preso il tecnico migliore e il più costoso. Ma Conte non gioca, osserva la città che critica. Allena, allena benissimo, ma ci vogliono i giocatori.
Per vincere ci vogliono i leoni, si diceva una volta, nel Napoli da rilanciare ci vogliono giocatori potenti, esperti, adatti alle strategie di Conte, l’uomo al quale non devi chiedere mai come va, lui va, di gran carriera. Ci vogliono difensori di forte tempra, centrocampisti irriducibili e attaccanti affamati di gol.
Prezzi alle stelle. Il Napoli ha un tesoretto e aspetta di incassare i soldi per la cessione di Osimhen, però non facile al prezzo della clausola stabilita dal club azzurro. Il Paris Saint Germain, che ha perduto Mbappé, si sarebbe fatto avanti con 90 milioni per Kvaratskhelia che è in agitazione per un aumento di stipendio. Ma Kvara no, non si cede.
Ed ecco che tra divieti, sogni, chimere e inseguimenti si profila il Napoli del nuovo direttore sportivo Giovanni Manna di Vallo della Lucania, ma made in Juve dopo positive esperienze in Svizzera, al Chiasso e al Lugano. Ragazzo sveglio, 36 anni, di bella presenza, energia fresca nell’impianto azzurro.
Fiato alle trombe, chi resta, chi arriva. È il giochetto di questi mesi fra indiscrezioni, bufale e sogni ad occhi e portafogli aperti. Cancellare l’ultimo calciomercato di cui rimangono un fiorellino, il tutto frizzi Cyril Ngonge, belga di famiglia congolese, un po’ Peppeniello Massa dei tempi andati, e Lindstrom mistero non risolto, il resto nella differenziata, l’azzardo di un presidente disorientato.
Si pretendono a gran voce giocatori che facciano la differenza. Qualche colosso di Rodi in difesa come Martinez Quarta della Fiorentina o lo slovacco David Hancko del Feyenoord di piede mancino e di altezza rispettabile (1,88).
Si cerca l’erede di Zielinski, un sogno chiamato Georgiy Sudakov, ucraino dello Shakhtar, ma anche un fisicaccio come Jerdy Schouten, olandese, ex Bologna, da piazzare a centrocampo, il brasiliano Walace di belle e forti maniere dal Friuli.
Riempire il vuoto che lascerà Osimhen. La città è divisa tra l’ucraino Dovbyk del Girona, vicino al metro e novanta, e il canadese del Lilla Jonhatan David.
Giochiamo al fantacalcio. Qualcuno segnala l’ivoriano del Parma Ange-Yoann Bonny, anche senza Clyde, e l’islandese Gudmundsson che ha fatto faville nel Genoa e poi Lorenzo Lucca il cestista (2,01) dell’Udinese.
Ma chiacchiere e tabacchere ‘e ligno ‘o banco nun se ‘mpegna. C’è fermento, c’è un rinnovato entusiasmo dopo una stagione della malora. Si faranno le cose per bene. È ‘o popolo che ‘o vo’.

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