ROMA – L’8 luglio del 2023, un giorno qualunque, il tassista bolognese Roberto Mantovani detto RedSox, dichiarò a mezzo social di aver incassato 595 euro. I colleghi in media ne portavano a casa – dicevano – 288 euro, alla settimana. Un anno dopo Mantovani è stato sospeso e poi espulso dalla cooperativa di taxi di cui faceva parte. Lavora in proprio. Ha scritto un libro, su questa sua vita parallela da giustiziere di categoria: i tassisti, per luogo comune i lavoratori più “lamentosi” d’Italia. Secondo un’analisi del Sole 24 Ore (basata sui dati delle dichiarazioni dei redditi del ministero dell’Economia), ha ragione RedSox. Ovvero: i redditi dichiarati non sono compatibili con il giro d’affari percepito. Peggio: stando a quei numeri moltissimi tassisti vivrebbero sotto la soglia di povertà relativa dell’Istat.
I numeri dunque: nel 2022 i tassisti italiani hanno dichiarato in media 15.449 euro annui, meno di 1.300 euro lordi al mese. E se al nord la media è leggermente più alta, le discrepanze più “pacchiane” si registrano nelle grandi città turistiche e al sud. A dichiarano in media 20.651 euro, pari a 1.720 euro lordi al mese. A Milano 19.580, pari a 1.631 euro. A Roma 12.729 euro, 1.060 lordi al mese. Quelli di Napoli 849 euro lordi al mese, appena cento euro sopra la soglia di povertà della zona. I più poveri lavorano a Palermo: 9.111 euro all’anno, 759 euro lordi al mese.
Al di là delle file ai parcheggi, delle auto sempre piene, delle considerazioni sulla media aritmetica, è chiaro che a queste cifre la vita del tassista sarebbe impossibile: oltre al costo iniziale per la licenza, il tassista deve pagarsi acquisto e manutenzione della macchina, il carburante. E’ la realtà dei freddi numeri, che esprimono un evidente distacco se non dalla realtà, quanto meno dal tassametro.