di GIANLUCA PACE

Che l’Italia sia più o meno un Paese in fin di vita non è una gran novità. Siamo la nazione più vecchia del mondo, non contiamo nulla in politica estera, siamo indebitati fino al collo e ci stiamo spopolando. Insomma, il futuro non è proprio roseo. All’interno di questo incubo c’è poi l’incubo doppio di quel che sta accadendo al nostro Sud. Sempre che a qualche italiano sopra Roma importi ancora qualcosa del nostro Sud.

Tra Nord e Sud, infatti, in questi anni il divario economico, come spiega Demoskopika, si è ulteriormente aggravato.

Tutti i divari

Qualche numero. Per quanto riguarda i redditi, la differenza è passata dai 12.969 euro del 2013 ai 16.916 euro del 2023, l’incremento del divario economico tra i due poli è stato del +30,4%.

Capitolo speranza di vita. Nel 2023 è di 83,6 anni nel Nord e 82,1 anni nel Mezzogiorno, con un divario di 1,6 anni. Nel 2013, il divario era di 1,1 anni.

Divario anche nella sanità. Demoskopika spiega che riconosce che gli investimenti e la qualità dei servizi sanitari sono maggiori nel Nord rispetto al Mezzogiorno. Nel 2022, scrivono, il divario ha raggiunto 68,3 punti rispetto ai 57,2 punti del 2017, indicando una crescente disparità nell’accesso e nella qualità dei servizi sanitari.

Capitolo Pil. Qui, dice Demoskopika, si è registrato il “biennio più nero del decennio”. Il prodotto interno lordo pro-capite nel Nord è aumentato da 32.919 euro nel 2013 a 36.904 euro nel 2023, mentre nel Mezzogiorno è passato da 17.980 euro a 19.821 euro nello stesso periodo. Il divario è aumentato, dunque, a 17.083 euro nel 2023.

Quindi, capitolo povertà. Qui, la situazione, come ovvio, si ribalta. Nel 2023, nel Sud le persone a rischio povertà sono 4 milioni in più rispetto al nord: 6,7 contro 2,7.

Qualche domanda sparsa: cosa sarà del nostro Mezzogiorno nei prossimi anni? Resterà qualche abitante? Guardando i numeri, quel che viene da pensare, è che presto il Sud sarà un deserto. Poi resterà da capire quanto resisterà anche il Nord Italia.