A nulla, almeno sino ad ora, sono servite le mie precise e puntuali interrogazioni in merito.
Come è noto l’Assegno unico è una misura di sostegno al reddito delle famiglie con figli a carico di età fino ai 21 anni. È stato introdotto a partire da marzo 2022 ed ha previsto l’abolizione dell’ANF e delle detrazioni per carichi di famiglia. Il problema è che l’AU è stato vincolato alla residenza in Italia. Proprio per questo nelle mie numerose interrogazioni parlamentari avevo appunto segnalato al Governo che il diritto all’Assegno Unico era stato vincolato alla residenza in Italia e quindi l’abrogazione per tutti dal 28 febbraio 2022 delle prestazioni familiari (assegni e detrazioni sostituite appunto dall’Assegno unico) aveva penalizzato esclusivamente migliaia di contribuenti italiani residenti all’estero, pensionati e soprattutto lavoratori (i cosiddetti “non residenti Schumacher” che producono reddito in Italia per almeno il 75% del loro reddito complessivo) e tutti i residenti in Italia con figli a carico residenti all’estero, i quali non solo hanno perso i loro benefici fiscali ma sono anche stati privati della possibilità di acquisire il diritto all’Assegno unico.
Ho chiesto, in più occasioni, a questo Governo di ripristinare le detrazioni familiari e l’ANF per i figli a carico di età inferiore ai 21 anni a favore dei contribuenti italiani “non residenti Schumacker” o prevedere in alternativa che l’AUU sia concesso a tali contribuenti che non sono tuttavia percettori di analoghe prestazioni all’estero (anche la Commissione europea ha avviato due procedure di infrazione contro l’Italia sostenendo le mie stesse tesi) e se non ritenga infine legittimo e opportuno concedere le prestazioni familiari per figli a carico (ora negate con l’assurda motivazione che i figli residenti all’estero fanno sì parte del nucleo familiare ma non sono conviventi con i genitori) ai lavoratori residenti in Italia ma con nucleo familiare residente all’estero.