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Russia, il giornalista Usa Gershkovich condannato a 16 anni per spionaggio

Evan Gershkovich (foto Ansa)

Il giornalista americano del Wsj Ewan Gershkovich è stato condannato a 16 anni di prigione per spionaggio da scontare in una colonia penale di massima sicurezza in Russia.

Lo rende noto la Corte citata da Interfax.
Il processo a Evan Gershkovich. A distanza di 15 mesi dall’arresto, il giovane corrispondente del Wall Street Journal è comparso sul banco degli imputati al tribunale di Yekaterinburg. L’accusa è quella di “spionaggio”. Ma sono tanti gli osservatori che la considerano del tutto infondata, inventata di sana pianta da Mosca per  colpirlo. Un’imputazione “fabbricata”, assicura il Wall Street Journal parlando apertamente di “processo farsa”. Le autorità russe sostengono che il reporter americano abbia  raccolto “informazioni segrete” su una fabbrica di carri armati  su “istruzione della Cia”. Ma non presentano nessuna prova. Il  processo si svolge a porte chiuse, in segreto. In un momento
storico in cui in Russia la libertà di stampa è quotidianamente  calpestata e il dissenso represso.

Molti ritengono che dietro la sua vicenda vi siano in realtà le tensioni tra Mosca e Washington. In questi anni, diversi cittadini americani sono stati arrestati per accuse ritenute di matrice politica o dei pretesti del Cremlino per poter poi usarli come “pedine di scambio”.
Del resto, Putin stesso ha lasciato intendere di essere disposto a liberarlo in cambio di Vadim Krasikov, un presunto ex  agente dell’intelligence russa detenuto in Germania
con l’accusa di aver ucciso un ex comandante dei separatisti ceceni. Gershkovich ha trascorso gli ultimi 15 mesi in un’angusta cella del famigerato carcere Lefortovo di Mosca.

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