di PIERO BONITO OLIVA
ROMA – Il Venezuela sull’orlo di una guerra civile. Con l’ufficialità della conferma di Nicolás Maduro a Presidente della Repubblica, è esplosa la rabbia e sono scoppiate le proteste in diverse città del Paese. Un primo bilancio parla di almeno 2 morti e circa 40 arresti.
Cittadini e cittadine sono scesi in strada per manifestare dissenso nei confronti dell’esito del voto, che le opposizioni – e anche diversi Paesi nel mondo, compreso l’Italia – ritengono sia dubbio o chiaramente manipolato. Sul web rimbalzano video di violenti scontri con la polizia, mentre l’incertezza circonda i risultati tra le accuse di frode elettorale.
Nonostante Maduro sia stato formalmente nominato vincitore dall’organo elettorale del paese – composto dagli alleati del Presidente – l’opposizione ha rifiutato i risultati e altri leader latinoamericani si sono rifiutati di riconoscere la sua vittoria.
Il procuratore generale Tarek William Saab ha avviato un’indagine contro tre esponenti dell’opposizione – Lester Toledo, Leopoldo Lopez e Maria Corina Machado – ritenendoli responsabili di un presunto attacco hacker contro il CNE partito dalla Macedonia del Nord e volto a manipolare il risultato del voto elettronico. Azione che avrebbe causato il ritardo nella pubblicazione dei risultati finali.
I PAESI CHE SI SONO CONGRATULATI
Attualmente gli Stati che si sono congratulati con Nicolás Maduro per la sua vittoria, riconoscendo quindi il risultato elettorale, sono: Cina, Russia, Serbia, Iran, Guinea-Bissau, Cuba, Nicaragua, Honduras Bolivia.