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gi GIUSEPPE FRANZA

Pensioni dall’importo prossimo all’80% dello stipendio: a quanto pare, non è impossibile ottenere assegni così consistenti.

Da quando si è abbandonato il sistema retributivo, raramente la pensione si avvicina all’importo degli ultimi stipendi percepiti. Nel 2024, per esempio, la pensione media nel nostro Paese è di circa 1.219 euro al mese. Un valore che già di per sé esprime evidenti criticità, dato che l’importo dell’assegno pensionistico non rivela alcun tipo di equilibrio sociale: c’è chi prende 5.000 euro al mese e chi ne prende meno di 600

L’importo può variare notevolmente anche in base al genere: le donne ricevono in media poco più di 1.000 euro al mese, mentre gli uomini arrivano a 1.450 euro circa. Per quanto riguarda gli stipendi, la RAL, la retribuzione annua lorda, per i lavoratori dipendenti del settore privato è di 30.284 euro. E secondo gli ultimi dati forniti dall’ISTAT lo stipendio netto medio è un po’ sopra i 1.800 euro per gli impiegati e di circa 1.500 euro per gli operai.

E già da questi dati si capisce che un pensionato percepisce meno rispetto a quanto guadagnava da lavoratore. Questo succede perché il sistema di calcolo delle pensioni è passato dal metodo retributivo (che si basava sugli ultimi stipendi ricevuti) al metodo contributivo o misto. Prendendo in considerazione principalmente o esclusivamente i contributi effettivamente versati si arriva sempre a una riduzione degli importi delle pensioni.

Pensioni italiane: la strategia per ottenere un assegno all’80% dell’ultimo stipendio

Ci sono quindi pensionati che faticano a ottenere il 60% del loro stipendio da lavoratori dipendenti. Gli autonomi fanno ancora più fatica: le partite IVA possono arrivare a incassare meno della metà rispetto alla retribuzione media negli anni di attività. Un tempo era normale che le pensioni si traducessero in assegni pari o superiori all’80% dei guadagni ottenuti. Ora, invece, per raggiungere una simile percentuale bisogna per forza di cose affidarsi alla previdenza integrativa.

Un lavoratore autonomo di circa trent’anni con un fatturato medio e continuo di circa 1.800 euro al mese, se tutto va bene, otterrà un assegno previdenziale di poco superiore ai 1.100 euro. Secondo le simulazioni attuali (che potrebbero essere stravolte negli anni) un dipendente sui cinquant’anni con una retribuzione netta di 2.200 euro avrà una pensione di circa 1.500 euro.

In entrambi i casi per avere pensioni pari all’80% del proprio stipendio, c’è bisogno di versare ogni mese qualcosa in un fondo previdenziale. Il lavoratore dipendente trentenne dovrebbe mettere da parte almeno 150 euro ogni mese. Il cinquantenne dovrebbe investire più di 300 euro fino ai 67 anni (l’età della pensione di anzianità) Per i lavoratori autonomi i costi si alzano inevitabilmente. Questa è la situazione. La più ottimistica. Perché c’è anche chi prevede che i trentenni di oggi, una vera e propria pensione, non la otterranno mai.